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Greenpeace, tassa sulle aziende petrolifere per fondo clima

Porterebbe 15 miliardi di dollari nel primo anno

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 18 NOV - "Una piccola tassa su sette delle maggiori aziende petrolifere del mondo (ExxonMobil, Shell, TotalEnergies, BP, Chevron, Equinor, Eni) consentirebbe di aumentare il fondo delle Nazioni Unite per risarcire le perdite e i danni causati dagli eventi climatici estremi (al momento fermo a 702 milioni di dollari promessi) di oltre il 2.000%". È quanto afferma una ricerca di Greenpeace International e Stamp Out Poverty, presentata oggi al vertice sul clima di Baku (COP29), in cui si chiede l'introduzione di una tassa sull'estrazione dei combustibili fossili, combinata ad altri tipi di prelievi come le tasse sugli extra-profitti.
    Partendo da una tassa sui danni climatici di 5 dollari per ogni tonnellata di CO₂ equivalente emessa, le sette aziende dovrebbero versare circa 15 miliardi di dollari nel primo anno, a fronte dei quasi 150 miliardi di dollari guadagnati nel 2023.
    Se poi la tassa venisse applicata in tutti i Paesi Ocse con un aumento progressivo di 5 dollari all'anno e un'inflazione annua del 2%, si potrebbero raccogliere 900 miliardi di dollari entro il 2030 per sostenere i governi e le comunità di tutto il mondo che devono affrontare i crescenti impatti della crisi climatica, in particolare nei Paesi più poveri e vulnerabili.
    Intanto stamani protesta degli attivisti di fronte alla sede dell'Eni con un grande cumulo di oggetti distrutti dalle recenti alluvioni avvenute in Emilia-Romagna e nello stato del Rio Grande do Sul (Brasile), ed il messaggio "Chi rompe paga".
    «Non possiamo più accettare che a pagare il prezzo degli eventi climatici estremi siano le persone che vedono la loro vita e il loro futuro messi in pericolo, mentre i giganti dei combustibili fossili continuano a fare profitti record con il loro business distruttivo», dichiara Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia. (ANSA).
   

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