"Ambasciatori ad honorem senza feluche e con gli scarponi da deserto": sono gli archeologi italiani, che con il loro saper fare "aprono le porte del dialogo in Paesi dove spesso la diplomazia ufficiale non può arrivare". Questa "eccellenza" è stata celebrata in occasione della Giornata dell'archeologia italiana all'estero, con i ministri degli Esteri e della Cultura Antonio Tajani e Gennaro Sangiuliano. Per valorizzare una parte del "patrimonio storico e artistico" che è uno "scrigno di ricchezze" da "conservare e trasmettere alle future generazioni", ha tenuto a sottolineare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inviando un messaggio di saluto all'evento, ospitato in Campidoglio. L'iniziativa, organizzata dalla Farnesina con Roma Capitale, con la partecipazione di ambasciatori stranieri, accademici e 180 direttori di missione, è stata pensata come uno scambio di buone pratiche per promuovere un settore chiave della diplomazia culturale italiana. Perché "la nostra politica estera è come un grande mosaico" in cui parte fondamentale hanno gli archeologi, ha sottolineato Tajani, ricordando le "246 missioni" di ricerca e scavi "in 37 siti Unesco, l'anno scorso".
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E' un campo in cui "ritroviamo le nostre radici, la nostra identità, un tassello dell'immaginario italiano che vogliamo proiettare nel mondo", ha rilevato Sangiuliano, riferendosi ai "tantissimi contributi alla ricerca storica dal 1909, anno dell'istituzione della scuola archeologica". Un "soft power", grazie "alla capacità straordinaria dell'Italia nel mettere a servizio le proprie competenze", gli ha fatto eco il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Le testimonianze dei capi missione hanno confermato che l'eccellenza italiana in questo campo è riconosciuta in tutto il mondo. Non solo nelle aree di presenza storica, come il bacino del Mediterraneo e il Medio Oriente, ma anche in Sudamerica, in Asia orientale, fino al Giappone.
Il valore aggiunto è lo spirito di collaborazione con i partner locali, anche in regioni dagli equilibri complessi, senza la diffidenza che in certi casi accompagna i ricercatori di Paesi dal passato più marcatamente coloniale. Per avere ulteriore proiezione internazionale l'archeologia italiana potrà contare su "un ruolo pubblico sempre più attuale", ha assicurato Alessandro De Pedys, vicedirettore generale per la diplomazia culturale e pubblica della Farnesina. E proprio il Ministero degli Esteri ha adottato una politica di bandi annuali per le nuove missioni. Nel 2023 ce ne sono state proposte "oltre 280", ha reso noto Paolo Andrea Bartorelli, capo dell'ufficio Unesco e missione archeologica. Aggiungendo che è prevista la copertura delle spese "fino al 70%".
Anche il Parlamento farà la sua parte per la ricerca in questo ambito e convocherà gli addetti ai lavori per un'audizione su innovazione e digitalizzazione, ha annunciato il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone. Nel frattempo, il governo punta a intercettare la crescente domanda di "saper fare" italiano che arriva dall'Africa, con un patrimonio da valorizzare in ottica di tutela Unesco. In questa prospettiva Tajani e Sangiuliano hanno deciso di organizzare un incontro ad hoc con gli ambasciatori del continente. Ancora una volta, la "diplomazia culturale" che si conferma "uno strumento essenziale con cui il nostro Paese agisce sullo scenario internazionale", ha riassunto il sottosegretario agli Esteri Maria Tripudi, al termine di questa "splendida giornata". Assicurando che la Farnesina "è determinata a proseguire in questa direzione", per supportare al meglio le missioni italiane all'estero.
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