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Morandi, dallo scavo al museo, la forza italiana è la filiera

Lo scopritore dei rilievi monumentali di Faida

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 09 MAG - Dallo scavo agli studi fino al museo o al parco archeologico. Un modello italiano per la ricerca archeologica esiste ed è proprio nella capacità dei nostri studiosi di seguire e di occuparsi dell'intera filiera. Ne è convinto Daniele Morandi Bonacossi, ordinario di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente Antico dell'università di Udine, e direttore della Missione archeologica italiana nel Kurdistan iracheno dove nel nel sito di Faida, a 50 km da Mosul, sono stati scoperti nel 2019 tredici monumentali rilievi che rappresentano il sovrano in preghiera di fronte alle immagini delle sette divinità principali del pantheon assiro.
    "Molto spesso nel passato, ma è una prassi anche per alcune missioni archeologiche straniere, ci si limitava a fare lo scavo, per poi studiarlo e pubblicarlo, presentarlo ai convegni.
    La via italiana è invece una via più ampia, più articolata, che non si limita alla ricerca scientifica, ma pensa anche alla protezione, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio archeologico e quindi alla restituzione alla comunità di questi beni attraverso musei e parchi archeologici". Insomma gli italiani sono soliti farsi carico del patrimonio culturale che scoprono e studiano anche per proteggerlo e conservarlo. La firma italiana è qui, nel coprire l'intera filiera dalla ricerca alla conservazione, protezione e valorizzazione" (ANSA).
   

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