"Abbiamo scritto al ministro Galletti per avere chiarimenti, ma a distanza di una settimana non abbiamo ancora ricevuto risposta", continua il responsabile Greenpeace.
Gian Luca Galletti, titolare dell'Ambiente, in realtà ha anticipato che "non esiste alcun accordo tra i due ministeri", italiano e marocchino, "per lo smaltimento o il trattamento di rifiuti prodotti sul territorio nazionale italiano". Confermando i buoni rapporti tra i due Paesi, anche in vista della Conferenza mondiale sul clima, Cop22, ha aggiunto che "secondo gli approfondimenti da noi compiuti", i rifiuti arrivati in Marocco sono "catalogati come 'non pericolosi', sono partiti da Pescara e in possesso di tutte le certificazioni previste per il trasporto transfrontaliero".
Non basta, dice ora Greenpeace. "Il Marocco ha ratificato il Protocollo di Smirne della Convenzione di Barcellona, le norme di importazione dei rifiuti in questo Paese sono particolarmente severe ed escludono, ad esempio, materiali derivanti dalla raccolta indifferenziata di rifiuti solidi urbani e rifiuti infiammabili come gli pneumatici fuori uso".
Di che natura sono i rifiuti? "Se, come riferito dai media, l'Italia ha davvero esportato in Marocco rifiuti urbani e pneumatici fuori uso, saremmo in presenza di una palese violazione del diritto internazionale".
Resta inoltre aperta la questione della provenienza. Spiega Ungherese: "Il decreto Sblocca Italia con l'articolo 35 favorisce il passaggio dei rifiuti da regione a regione. Il fatto che il carico che si trova ora in Marocco sia partito da Pescara non esclude che si tratti di rifiuti provenienti da altri siti italiani. (ANSAmed) Leggi l'articolo completo su ANSA.it