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Appello scienziati ai Paesi del Golfo, consumate meno acqua

Fonti sotterranee vicine a esaurimento, aumenta desalinizzazione

Redazione Ansa

NAPOLI - Nell'area del Golfo Persico i cambiamenti climatici e l'aumento della popolazione impongono una maggiore attenzione da parte dei cittadini nell'uso dell'acqua. E' l'allarme lanciato dagli scienziati del settore e riportato dal quotidiano online The National. Una nuova analisi del settore da parte del dipartimento dell'acqua del Gulf Co-operation Council, spiega infatti che finora la risposta pubblica all'allerta su un corretto uso dell'acqua da parte dei media non è stato rispettato dai cittadini. Lo studio spiega che ci sono molte zone dell'area in cui l'80% circa delle riserve di acqua sotterranee sono state già consumate e che alcune riserve stanno diventando saline perché l'eccessiva estrazione dell'acqua sta provocando intrusioni da parte dell'acqua del mare. La ricerca spiega che la campagna di attenzione ai cittadini deve essere messa in atto per incoraggiare il cambio nel comportamento delle persone e la riduzione del consumo di acqua da bere. "Nonostante - scrivono gli studiosi nella ricerca - alcuni governi dei Paesi del Golfo hanno avviato campagne pubbliche con i media, con le giornate dedicate all'acqua, i risultati sul consumo non sono soddisfacenti". L'acqua che si può bere, spiegano, non va usata per annaffiare i giardini delle case perché si può usare per quello acqua con qualità inferiore, e che sul tema vanno fatte anche campagne nelle scuole e nelle università per istruire i giovani.

Lo studio sottolinea anche che i governi dei Paesi del Golfo stanno investendo molto sugli impianti di desalinizzazione rinnovabili, sostituendo gli impianti simili a carbone in un luogo, quale il Medio Oriente che è il più colpito al mondo dalla diminuzione della pioggia e dall'aumento delle temperature che favorisce una maggiore evaporazione dell'acqua, con popolazione in aumento e crescita della domanda. La media di uso dell'acqua a persona nei Paesi del Golfo è di circa 200 metri cubi, più alta della media internazionale di altri Paesi come l'Inghilterra dove se ne consuma 1,6 metri cubi. Tutto questo si scontra con studi come quello del professore Nasser Karami, ricercatore della Mena Era, un istituto norvegese che aiuta i Paesi più a rischio sui cambiamenti climatici, che afferma come in molte aree della regione del Golfo le piogge sono calate fino al 20%, in una regione come la Mena che affronta un ecosistema molto fragile, spiegano gli studiosi internazionali. Karami sostiene anche la diversa capacità di risposta dei Paesi alla situazione: "Gli Emirati Arabi Uniti - dice - e il Bahrein hanno forti risorse economiche per affrontare il tema e adattarsi ai cambiamenti, ma non è così semplice in paesi come Somalia, Sudan, Iraq o Siria".

L'Arabia Saudita sta vivendo la situazione in cui l'80% delle fonti sotterranee di acqua è stato esaurito soprattutto per il forte uso agricolo. Far finire l'acqua esistente sotto terra senza attendere il ricarico naturale "porta a un troppo rapido sfruttamento", spiegano gli scienziati del settore che sottolineano anche la sempre maggiore intrusione di acqua marina per il troppo sfruttamento delle riserve naturali sotterranee. I governi provano a rispondere, come accade a Dubai dove le autorità hanno stabilità un progetto per arrivare entro il 2030 al 100% di riciclo delle acque usate e hanno anche forti investimenti sulla desalinizzazione che già oggi produce nell'emiro il 42% della domanda di acqua dolce, percentuale che sale nell'Arabia Saudita raggiungendo ora il 50%, fino al primato del Qatar che desalinizza acqua fino all'87% dell'uso umano. Il settore va però modificato perché gli impianti a carbone provocano un forte inquinamento atmosferico.

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