Gabtni ha affermato che la costruzione di queste dighe contribuirebbe a ridurre l'evaporazione dell'acqua piovana immagazzinata nelle dighe superficiali e nei laghi di montagna a causa dell'aumento delle temperature. Ciò contribuirebbe a combattere lo stress idrico, sottolineando la necessità di pensare a soluzioni scientifiche in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ciascuna regione. Ad esempio, "sarebbe saggio costruire dighe sotterranee nel nord per raccogliere l'acqua piovana e impianti di desalinizzazione nelle regioni costiere". L'esperto ha inoltre chiesto di porre fine allo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee (di cui viene utilizzato il 75%) e di concedere alle acque sotterranee il tempo necessario per ricostituirsi, suggerendo la possibilità di utilizzare le acque superficiali per ricostituire falde acquifere altamente saline.
Gabtni ha anche detto che il Centro che dirige sta attualmente lavorando all'installazione di impianti di trattamento delle acque reflue utilizzando piante, evidenziando che si tratta di una tecnica a basso consumo energetico. Il tasso attuale di utilizzo delle acque reflue non supera l'8%, mentre i volumi trattati ammontano a 300 milioni di m3, ovvero 1/3 dell'immissione dalle dighe. Il Certe ha iniziato a implementare questo esperimento in progetti agricoli e ha stimato che la quantità di acqua trattata raggiungerà 0,6 miliardi di m3 entro il 2050.
Gabtni ha sottolineato l'importanza di presentare queste diverse soluzioni alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per mobilitare i fondi necessari per metterle in pratica e consentire così alla Tunisia di adattarsi al cambiamento climatico. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it