L'incontro è stato convocato in risposta al controverso piano del presidente statunitense Donald Trump, che propone di annettere la Striscia di Gaza devastata dalla guerra, trasformandola nella "Riviera del Medio Oriente".
Al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammad al-Julani, ha avuto legami significativi con sia Al-Qaeda che l'ISIS nel corso della sua carriera: rapporti che si sono evoluti nel tempo fino a una rottura formale che rende meno imbarazzante l'invito egiziano.
L'Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che ha sostenuto Assad fino all'ultimo nonostante l'avanzata di Hts, ora sembra voler dialogare con il nuovo governo siriano. La scelta di invitare Sharaa riflette pragmatismo: Cairo cerca alleati per contrastare il piano di Trump, che minaccia di destabilizzare ulteriormente la regione. Il progetto statunitense, infatti, non solo ignora i diritti dei palestinesi, ma pone Egitto e Giordania di fronte a un dilemma: accogliere forzatamente sfollati o opporsi apertamente a Washington, rischiando tensioni diplomatiche. Il vertice sarà un banco di prova per Sharaa. Da un lato, dovrà dimostrare che la Siria post-Assad può tornare protagonista nel mondo arabo; dall'altro, gestire il peso di Hts, un gruppo con un passato jihadista che suscita diffidenze.
Per l'Egitto, l'obiettivo è chiaro: unire le voci arabe contro una proposta che mina la causa palestinese e la stabilità regionale. Resta da vedere se il Cairo riuscirà a mediare tra le divisioni interne alla Lega e a proporre un'alternativa credibile al piano statunitense. (ANSAmed).
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