Rubriche

Open arms, fermo per un soccorso a 132 persone su nave a rischio

Parla il primo ufficiale di coperta della nave ong

Redazione Ansa

MARINA DI CARRARA - La Open arms si stava dirigendo verso Carrara, come indicato da Roma dopo aver soccorso alcuni migranti su un gommone nel Mediterraneo quando ha ricevuto l'avviso di un'altra imbarcazione in difficoltà, con 132 persone a bordo. "Lo abbiamo comunicato a Roma" ma "ci hanno detto che dovevano rispettare il decreto" e proseguire la navigazione fino a Carrara: alla richiesta di "informazioni se qualcuno" stava seguendo il caso "ci hanno detto che la nostra assistenza non era necessaria perchè c'erano dei mezzi di soccorso nella zona dell'autorità competente". Non avendo "avuto indicazioni su quali" fossero e sul loro arrivo "abbiamo allora deciso di verificare la situazione e fortunatamente siamo riusciti a incontrare l'imbarcazione. Adesso stiamo parlando di un problema amministrativo" invece di persone che potevano affogare. E' quanto riferisce Angelo Selim, primo ufficiale di coperta della Open arms, sottoposta "a fermo amministrativo per 20 giorni perchè per le autorità non abbiamo rispettato il decreto Piantedosi" dopo il suo arrivo ieri a Marina di Carrara.

Selim riferisce che la seconda imbarcazione soccorsa, del tipo di quelle con due ponti, era in "sovraccarico e imbarcava acqua". Le persone erano sia "nella stiva che sopra, situazione super pericolosa, spesso succede che le persone a bordo quando avvistano" un'altra nave nei dintorni "dalla parte bassa salgono e la nave si capovolge: eventi" del genere sono giù accaduti "varie volte". Così "una volta verificato lo stato precario dell'imbarcazione abbiamo deciso di procedere al soccorso. Poi" mentre procedevano per Carrara "abbiamo anche dovuto evacuare una persona a Lampedusa. Dopo non abbiamo più avuto comunicazioni da Roma".

All'arrivo ieri a Marina di Carrara "io, il comandante e il capo missione siamo stati interrogati per 7 ore" e poi "ci hanno comunicato il fermo amminstrativo della nave. Dobbiamno restare qui in porto", un "mezzo in meno nel Mediterraneo dove più serve in questo momento. Anche altre due navi di ong nell'ultima settimana sono coinvolte in questi fermi, quindi tre navi non potranno fare quello che è necessario, cioè assistere le persone in alto mare", lamenta Selim.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it