RABAT - La pandemia da Covid-19 avrebbe "esacerbato le disuguaglianze esistenti nella società marocchina, colpendo le famiglie più povere e vulnerabili". Le conclusioni del Cese, il Consiglio economico, sociale e ambientale, organo consultivo e costituzionale, sono allarmanti e parlano di "3,2 milioni di persone cadute in condizioni di povertà o vulnerabilità, due anni dopo l'inizio della crisi".
Inflazione alimentare alta e deterioramento del potere d'acquisto sono le cause conclamate di questo aumento che si aggiunge a un tasso di povertà, secondo l'Osservatorio nazionale per lo sviluppo umano, superiore al 20 per cento. L'economia nazionale tiene, soprattutto in settori come il turismo, ma la relazione Cese evidenzia che i fattori strutturali continuano a incidere negativamente sulla performance economica marocchina.
Tra questi fattori vi è una tendenza al ribasso nella creazione di posti di lavoro, in particolare per le donne e i giovani, una bassa efficienza degli investimenti e un rallentamento quasi costante della produttività del lavoro a partire dalla crisi del 2008.
Per quanto riguarda la situazione sociale delle donne, la relazione del Cese rileva pochi cambiamenti significativi nel 2022, in particolare per quanto riguarda la loro partecipazione economica. Questa stagnazione mantiene il Marocco in fondo alla classifica globale del divario di genere, riflettendo il continuo sottoinvestimento nelle competenze femminili nel mercato del lavoro.
In Marocco 3,2 milioni di poveri dopo la pandemia da Covid
Il rapporto del Consiglio economico, donne e giovani più colpiti