(di Valentina Maresca)
ROMA - Il MedFilm Festival non è soltanto una manifestazione cinematografica, ma anche un contenitore di voci. Se il suo obiettivo, alla XXVII edizione, è quello di "abbattere i muri dei pregiudizi e dei luoghi comuni", come ha detto la sua presidente Ginella Vocca, allora il tema del carcere vi rientra a pieno titolo, con un progetto ancora più ambizioso in merito e che si aggiunge a quelli già previsti dalla kermesse.
"Abbiamo salvaguardato alcuni punti a rischio di crollo, ma stiamo lavorando anche sui contenuti. Ci sembrava perciò ovvio rivolgerci al MedFilm con cui ai tempi del programma 'Europa Creativa' abbiamo condotto una battaglia vittoriosa, conclusasi con la partecipazione della Tunisia, e che grazie ai 'Lux Days' collabora ormai da anni con il Parlamento europeo. Dalla prossima edizione, infatti, avvieremo una cooperazione con la sezione 'Voci dal carcere'. Ai film selezionati si aggiungeranno anche quelli commerciali per avvicinare il pubblico a temi come l'evoluzione della pena, i diritti umani, la giustizia riparativa".
Le novità sul progetto non finiscono qui: "Abbiamo siglato un accordo con l'Università Roma Tre, un protocollo alla presenza della ministra della Giustizia Marta Cartabia a Ventotene per un Centro internazionale di studi sulla pena a Santo Stefano, che diventerà un vero e proprio laboratorio giuridico, culturale e di confronto in Europa. A dicembre l'Italia avrà la presidenza del Consiglio d'Europa e Cartabia organizzerà un incontro di tutti i ministri omologhi dedicato alle pene alternative", ha aggiunto. Non mancherà l'aspetto archivistico, con una messa in rete dei registri di tutti i detenuti dell'isola, e poi "c'è la storia degna di un film di Eugenio Perucatti, direttore illuminato del carcere che già nel 1955 parlava di pena non perpetua ma a tempo, inserendo il concetto di quella che oggi chiameremmo la condizionale".
Veronica Flora, responsabile dei rapporti con le università, le carceri e le Masterclass del MedFilm Festival, ha spiegato il coinvolgimento degli istituti penitenziari di Rebibbia nel premio Methexis, assegnato al cortometraggio giudicato migliore dopo confronti in presenza tra studenti delle scuole di cinema del Mediterraneo e una selezione di detenuti. "Si tratta di momenti di grande dibattito vitale. Il carcere è un mondo che va oltre l'aspetto burocratico e penitenziario, coinvolgendo tanti soggetti", ha commentato.
Per quanto riguarda le Masterclass, molto partecipata è stata quella di ieri mattina in collaborazione con il dipartimento di Filosofia dell'Università 'La Sapienza'. Ad animarla il regista Leonardo Di Costanzo, che ha presentato il suo ultimo film 'Ariaferma', ed Edoardo Albinati, scrittore che ha trattato i temi del carcere in quanto a sua volta insegnante a Rebibbia.
La sezione 'Voci dal carcere' del MedFilm Festival quest'anno ha ospitato anche il lungometraggio 'Rebibbia Lockdown' di Fabio Cavalli, documentario nato da un'idea della vice presidente della Luiss ed ex ministra della Giustizia, Paola Severino, che racconta l'esperienza vissuta da quattro studenti universitari della Luiss con un gruppo di detenuti del reparto di alta sicurezza del carcere di Rebibbia prima e durante la pandemia.
Proiettato nell'ambito della manifestazione alla presenza della stessa Severino, che ha insistito sulla necessità di "non spezzare il filo" con il mondo delle carceri e di "essere pronti ad accogliere i detenuti" alla loro uscita, il docufilm, emozionante e a tratti commovente, sarà trasmesso il 19 dicembre alle 22.00 su Rai Uno, nell'ambito dello Speciale Tg1.