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Libia: Unesco teme per l'antica Cirene allagata dalle inondazioni

L'acqua potrebbe causare crolli nel sito Patrimonio dell'Umanità

Il sito archeologico di Cirene in Libia

Redazione Ansa

BENGASI - L'antico sito archeologico greco di Cirene in Libia rischia il collasso dei suoi monumenti tutelati dall'Unesco per l'effetto delle inondazioni, che hanno ucciso migliaia di persone nella città di Derna, segnalano un importante archeologo e un esperto dell'International Crisis Group all'Afp. I danni al Tempio di Zeus del II secolo d. C., più grande del Partenone di Atene, e agli altri monumenti per ora non sono ingenti, ma l'acqua intorno alle loro fondamenta potrebbe eroderle, minacciando futuri crolli, ha affermato il capo della missione archeologica francese in Libia, Vincent Michel.

Fondata dagli abitanti dell'isola greca di Santorini intorno al 600 a.C., Cirene fu uno dei centri più importanti del mondo classico per quasi un millennio prima di essere in gran parte abbandonata a seguito di un forte terremoto nel 365 d.C. E' la più importante delle cinque colonie greche in Libia e diede il suo nome storico di Cirenaica alla Libia orientale che ancora sopravvive. L'Unesco dichiarò i monumenti superstiti Patrimonio dell'Umanità nel 1982. Dopo la destituzione del dittatore Muammar Gheddafi in una rivolta sostenuta dalla Nato, che inaugurò anni di conflitto e abbandono, l'Unesco aggiunse nel 2016 il sito alla sua lista del Patrimonio Mondiale in pericolo.

Secondo Claudia Gazzini, specialista della Libia presso il think tank International Crisis Group, che ha recentemente visitato il sito, la gran parte è rimasta impregnata d'acqua per giorni dopo le piogge torrenziali della tempesta Daniel del 10 e 11 settembre. In alcuni punti, le antiche mura sono crollate, bloccando i corsi d'acqua che normalmente drenerebbero il vasto sito, che vanta anche una necropoli fuori dalle mura grande quanto la città stessa. "C'è una strada fiancheggiata da antiche mura che collega i livelli superiore e inferiore, lungo la quale normalmente fuoriesce l'acqua piovana, ma grossi massi vi sono caduti dentro, bloccando il flusso", ha detto Gazzini all'Afp al telefono da Bengasi. "Se l'acqua continua a fluire e rimane intrappolata nel sito, il muro di sostegno potrebbe crollare, portando con sé una grossa fetta delle rovine", ha aggiunto.

L'archeologo francese Michel, che ha lavorato 10 anni in un'altra parte del sito, dopo aver analizzato le immagini dei monumenti scattate dopo le inondazioni, segnala: "Per il momento non ci sono grandi distruzioni a Cirene: i monumenti sono ancora in piedi. Ma i torrenti d'acqua, terra e roccia hanno creato burroni nelle antiche strade, in particolare nella Via Regia, e i danni maggiori devono ancora prodursi perché l'acqua si è estesa su una vasta area e ha indebolito le fondamenta dei monumenti", ha aggiunto. La necropoli adiacente è stata inondata da "centinaia di metri cubi d'acqua che hanno spostato e sommerso alcune tombe", ha spiegato l'archeologo, preoccupato anche per i rischi di saccheggi in seguito alle inondazioni, che hanno ucciso più di 3.000 persone e lasciato decine di migliaia di persone senza casa.

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