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La voce originale del Med nella IX edizione del PhEST a Monopoli

Il festival di fotografia e arte sarà visitabile fino al 3/11

Redazione Ansa

(di Valentina Maresca)

MONOPOLI - "Una voce che diventa sempre più autorevole nel Mediterraneo e mette al centro le storie": parola di Giovanni Troilo, direttore artistico del PhEST, festival internazionale di fotografia e arte la cui IX edizione sarà visitabile a Monopoli fino al prossimo 3 novembre. Con il 40 per cento di visitatori in più rispetto a settembre dell'anno scorso, la manifestazione si conferma una scommessa vinta per la Regione Puglia e il Comune di Monopoli, che finanziano l'iniziativa culturale insieme a sponsor privati, ma anche per gli organizzatori.

"La IX edizione rappresenta la vigilia di un traguardo importante come quello della X e ci dà la misura di quanto nel frattempo il festival si sia radicato nel territorio, un fatto che ci stava molto a cuore", ha detto ad ANSAmed Troilo, pugliese originario di Putignano. "Il nostro interesse è stato stabilire un punto di vista e una voce nuova che provenisse da qui, dove siamo maggiormente abituati a riportare quanto arriva da altrove. Crediamo invece che ci siano tutti i presupposti per far valere un racconto originale, forte e nobile su certi temi con cui siamo nati e cresciuti".

Spazio quindi alle migrazioni con il fotografo spagnolo César Dezfuli, che torna al PhEst 2024 per documentare il prosieguo delle storie di gran parte dei 118 migranti sbarcati nel 2016 in Italia con la nave Iuventa, ma anche con Celestino Marco Cavalli, che ha realizzato una traccia di vernice fosforescente su un sentiero di montagna al confine tra Italia e Francia.

"La nostra idea di arte non è usa e getta, gli artisti portano avanti dei progetti che occupano buona parte della loro esistenza. Lo stesso nome del festival rimanda a un ponte con la sponda est del Mediterraneo che guardiamo per ragioni geografiche e cui ci rapportiamo con un dialogo continuo", ha evidenziato Troilo spiegando il tema del PhEst 2024: il sogno, che può essere inteso come aspirazione a una vita migliore, ma anche come voglia di pace, più attuale che mai nei territori del Medio Oriente.

"Proviamo a ricucire le ferite dell'immaginario. La guerra ci abitua a pensare a quei luoghi come di conflitto e basta, invece abbiamo provato a restituire quello che quei posti erano. Abbiamo poi fatto un focus molto ampio sul sogno americano, con una verifica sul suo stato dell'arte. Quest'anno ricorre anche il centenario del manifesto surrealista, quindi abbiamo dedicato una mostra a Man Ray". Non basta, perché in un periodo storico che alterna la mancanza d'acqua alle inondazioni, il sogno è anche quello di rendere disponibile l'elemento vitale presso le comunità colpite dalla siccità o dall'abbondanza di acqua non potabile. Ecco quindi esposta la Warka Tower dell'architetto Arturo Vittori, che raccoglie l'acqua per condensazione.

Il festival si svolge in più luoghi del centro storico di Monopoli. "L'idea è che tutto sia sostenibile, percorribile a piedi. Tutti i lavori si trovano nel diametro di un chilometro, con un grande indotto per il territorio", ha illustrato ancora Troilo precisando che sono state 33 le mostre prodotte in un mese e sottolineando che il lavoro del PhEST viaggia con esposizioni approdate negli anni a Monaco, Mosca, Roma. Il dialogo è dalla Puglia all'estero e viceversa: "Quest'anno la Pop up open call rivolta ad artisti di tutto il mondo ha ricevuto 800 richieste da più di 60 Paesi". Per il progetto pugliese ha vinto Nico Palmisano con la mostra 'Dream', mentre il premio internazionale è andato ad Antone Dolezal con 'Part of fortune and part of spirit' e la menzione speciale è stata riconosciuta a Cavalli per la mostra 'Northern stars'.

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