"L'idea di Touda è nata dalla mia profonda ammirazione per le 'sheikhates', artiste marocchine forti e libere, donne che usavano la loro voce come arma di resistenza in una società dominata dai tabù", ha detto Ayouch ad ANSAmed. "A poco a poco, queste donne sono state sessualizzate e umiliate. Ho sempre voluto rendere omaggio al loro coraggio, alla loro resilienza e al loro modo unico di sfidare le norme sociali. Queste figure femminili mi hanno accompagnato in molti dei miei film precedenti (Les Chevaux de Dieu, Razzia) e con Everybody loves Touda ho voluto che fossero al centro della storia".
Non è la prima volta che un film di Ayouch corre per l'Oscar, ed "è sempre un onore rappresentare il proprio Paese, soprattutto con un'opera così personale. Ogni nomination è il riconoscimento del lavoro di un'intera squadra e un omaggio ai personaggi che ispirano quel lavoro. È anche un modo per far conoscere al mondo un lato del Marocco che non sempre vediamo: quello di un popolo forte, radicato nelle sue tradizioni e pieno di contraddizioni, ma anche profondamente umano", ha commentato il regista francese di origini marocchine. "Questa duplice prospettiva è al centro della mia identità e arricchisce il mio sguardo e il modo in cui racconto le storie. Mi piace esplorare le differenze perché rivelano sfumature e tensioni, ma anche ponti tra le culture", ha continuato sottolineando che "anche se alcuni dei miei film sono divisivi - e accetto che lo siano - penso che cerchino di sintetizzare, di mostrare che, nonostante le nostre differenze, condividiamo questioni universali: il bisogno di essere ascoltati, il desiderio di libertà".
Per il cineasta "la situazione delle donne in Marocco è complessa e in evoluzione. Da un lato, si sono registrati notevoli progressi nel riconoscimento di maggiori diritti per loro. Ma la resistenza è ancora molto forte, soprattutto nelle zone rurali e tra alcuni settori della società marocchina". Il regista definisce il Marocco "un Paese di contrasti: per ogni passo avanti, ci sono sfide e resistenze. C'è una società civile molto attiva, molte donne che lottano e resistono nella vita quotidiana, ed è la loro energia che voglio mettere in evidenza nei miei film".
La XXX edizione del MedFilm Festival non è certo la prima cui partecipa Ayouch, che ha parlato di "enorme influenza" del cinema italiano su di lui. "Registi come Pasolini, Scola e De Sica mi hanno ispirato con la loro capacità di rappresentare la bellezza e la brutalità della vita, con il loro sguardo su emarginati ed esclusi. Sento un forte legame con questo cinema che, come le 'sheikhates', ha sempre portato alla ribalta le voci dei dimenticati". Non solo il passato, comunque: "C'è un film italiano più recente che amo molto, una sorta di affresco dell'Italia contemporanea che mi piace tanto rivedere: La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana".
Ayouch sta lavorando a un nuovo progetto: "Sarà una storia molto diversa. Al momento non posso dire molto ma sarà una storia intima, un viaggio umano con un cast internazionale".
(ANSAmed).
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