La pellicola sarà visibile stasera alle 20.
"Da diversi anni sto lavorando a un progetto di documentario sul trauma, su ciò che il nostro corpo ricorda dopo un evento brutale", ha spiegato Millet ad ANSAMed.
"Per farlo, ho incontrato molti rifugiati di guerra, in particolare siriani. Mi hanno raccontato le loro storie di guerra, tortura ed esilio. Con il tempo, hanno iniziato a fidarsi e mi hanno parlato dell'esistenza di cellule segrete.
Gruppi di cittadini comuni che rintracciano i criminali di guerra del regime di Assad in Europa, senza conoscerne i volti.
Questa storia mi ha subito conquistato. Ho fatto delle ricerche, intuendo che il mio lavoro di documentarista avrebbe potuto prendere forma in questo progetto. E ho deciso di usare la finzione per raccontare questa storia vera".
Nel film la cronaca di questo viaggio alla ricerca dei carnefici è la storia di Hamid, profugo siriano e parte di un network di spie che dà la caccia ai leader del regime di Assad. La sua missione lo porta in Francia, sulle tracce dell'uomo che lo ha torturato. Millet ha sottolineato la sua idea di "un film viscerale, non esplicito, che creasse identificazione ed emozioni durature e ancorate al corpo". Di formazione filosofica, il cineasta coltiva "l'arte di interrogarsi". "Non pretendo di fornire verità in ogni inquadratura. Credo nei film che sollevano domande, che lasciano spazio allo spettatore per riflettere, per mettere in moto le proprie idee. Les Fantômes è un film sul dubbio, il dubbio del protagonista". Il suo lavoro fa spazio ai contenuti, ma anche alla forma: "Cerco di raccontare la storia a misura d'uomo, attraverso gli occhi e i sentimenti di un personaggio. In questo modo, come spettatori, possiamo condividere le emozioni e identificarci con i problemi narrati. Ciò che merita di essere raccontato è vasto, ma ciò che mi interessa di più è il modo in cui viene fatto. Così, per Les Fantômes, ho voluto raccontare una grande storia geopolitica attraverso i sentimenti di uno dei suoi eroi. E soprattutto rendere degli anonimi siriani gli eroi di questa storia".
Millet ha viaggiato molto, e tra le sue esperienze figurano il soggiorno in una capanna nel deserto del Sudan, settimane trascorse in un villaggio di montagna nel Pamir in Tagikistan, lezioni sulle piante ricevute da uno sciamano in Amazzonia. "E poi c'è la Siria, naturalmente. Ci sono stato per un lungo periodo nel 2004-2005, molto prima della guerra. Lì ho fatto molte amicizie, giovani della mia età che in seguito mi hanno descritto la distruzione del loro quartiere, della loro città, e poi l'esilio forzato".
Per il regista, il film che partecipa al MedFilm 2024 è stata una vera e propria epifania: "Con Les Fantômes ho scoperto un modo di raccontare il reale che voglio continuare. Sto lavorando a un nuovo progetto di narrativa che si propone di utilizzare gli strumenti del cinema per immergersi in quel territorio sconosciuto e per me tanto attraente: l'inconscio, quanto giace sepolto, le profondità della mente. È un film basato su fatti realmente accaduti che esplora l'analisi dei traumi attraverso i sogni".
Il viaggio prosegue, dunque, tra dubbi e domande che diventano storie per il grande schermo. (ANSAmed).
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