La sensibilità nell'osservare e considerare processi così lenti da sembrare impercettibili si concretizza in una frase che, tramandata dalla bisnonna di Cantò, è passata di generazione in generazione tra le donne della famiglia. Questa si riferisce sia a lente e routinarie azioni di trasformazione, come la crescita dei nipoti osservata nella quotidianità, sia a cambiamenti ancora impercettibili ma già intuibili. Uno dei temi principali della ricerca dell'artista riguarda la trasformazione che avviene nei corpi attraverso relazioni e scambi invisibili o intangibili tra individui. La trasmissione di una tradizione, di una conoscenza, di idiomi familiari, sono i fili invisibili che legano diversi individui di una comunità e nella pratica di Lucia Cantò ispirano il bisogno di renderli tangibili.
Per farlo - spiega il curatore Giovanni Giacomo Paolin, l'artista adotta la forma dei vasi di terracotta, analizzandone la somiglianza con il corpo umano. Corpi aperti alla mutazione, capaci di assorbire e trasformare i loro contenuti interni, malleabili ma fragili. Inoltre, il processo di creazione della ceramica è storicamente legato alla creazione di comunità, spesso femminili, che permettono la promozione di scambi e la trasmissione orale di conoscenze tradizionali. Negli ultimi anni, l'artista ha sempre più aperto il suo lavoro ad uno spazio collettivo, creando spazi comunitari temporanei. Questo progetto rappresenta l'evoluzione di un processo già emerso attraverso tre mostre. La prima mostra personale di Lucia Cantò alla Monitor Gallery di Roma, Ai Terzi (2021), ha rappresentato la prima occasione per l'artista di concretizzare le sue idee sull'uso del vaso come strumento relazionale con i propri cari, soprattutto nell'opera Atti certi per corpi fragili (2021). In Restrizione emotiva (2022) - progetto realizzato nell'ambito di Una Boccata d'Arte* a Malamocco (organizzato da Fondazione Elpis) e Stelle che sorreggono altre stelle (2023), questa relazione è stata rispettivamente esplorata ed ampliata a una classe di bambini locali e a un gruppo di persone selezionate che hanno partecipato ad un'esperienza di workshop con l'artista e i curatori.
"Sentire l'erba crescere" avrà come prima tappa la Tunisia e in particolare la comunità di Sejnane, in cui vengono prodotti manufatti in terracotta per la casa come utensili da cucina, bambole e figurine di animali, ispirati all'ambiente circostante. Tutte le fasi del processo di lavorazione della ceramica sono eseguite da donne, che occupano un posto di rilievo nella comunità. Tramandando le loro conoscenze attraverso un'educazione tradizionale e informale da madre a figlia. L'argilla viene solitamente estratta dai letti dei vasi, tagliata in blocchi, frantumata, purificata e immersa in acqua, prima di essere impastata e modellata. Una volta cotti, i vasi vengono decorati con motivi geometrici bicolore che ricordano i tradizionali tatuaggi berberi e la tessitura.
Questa tradizione artigianale, come quella di Lucia Cantò, sottolinea il ruolo fondamentale delle donne nella trasmissione del sapere e nella creazione di oggetti che riflettono la cultura e la storia di una comunità. Nella sua scultura emozionale, Cantò condensa esperienze quotidiane e relazioni umane in oggetti carichi di un potente valore simbolico. La tangibilità dei diversi materiali trattati dall'artista risponde alla necessità di cogliere una realtà emotiva che tende a rimanere evanescente. (ANSAmed).
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