(di Valentina Maresca)
ROMA - La XXX edizione del MedFilm Festival riconferma il tradizionale spazio dedicato ai cortometraggi con un concorso ufficiale ad hoc. Nonostante il successo testimoniato dal grande afflusso di pubblico, però, in Italia non c'è mercato per questo racconto cinematografico breve: è quanto emerso da un confronto con Alessandro Zoppo, responsabile programmazione cortometraggi del MedFilm che con ANSAmed ha parlato anche di alcune opere in gara, spaziando così su altri temi.
"Il cortometraggio è sempre in ottima salute e in Italia si producono numerosi festival di corti, ma il problema è che non c'è un mercato a differenza di quanto accade in Francia o nei Paesi scandinavi, quindi se non si frequentano i festival questi lavori non si vedono", ha esordito. "Sarebbe interessante con scuole di cinema, enti e istituzioni esercitare un po' di pressione per fare networking e una distribuzione che va oltre i soliti canali delle manifestazioni cinematografiche. Il mio auspicio, intanto, è che i corti vengano visti da più persone possibile all'interno dei festival, ma il loro accesso al più ampio pubblico investe un discorso sistemico".
Zoppo ha rivendicato la dignità del corto come "grande territorio di sperimentazione, di forme narrative , di generi, di libertà che il lungometraggio non dà", ricordando che ci sono registi di fama internazionale - uno per tutti, David Lynch - che continuano a produrne, a riprova che il cortometraggio non deve essere "relegato a una zona grigia tra la formazione e la carriera vera e propria, perché è una forma diversa di racconto".
A riprova di questo, "nella sezione Mediterranea abbiamo proposto tre corti di registe che hanno partecipato con lungometraggi a precedenti edizioni del MedFilm: si tratta di Maha Haj con Upshot, che ha vinto a Locarno, la franco-algerina Dania Reymond con Sans Les Mots e Nesrine Lofty El Zayat con No Air To Breathe".
Il MedFilm 2024 vede 13 corti sui 19 in gara diretti da donne, ma Zoppo ha garantito che le quote di genere non c'entrano. "Le registe ci sono sempre state, ma negli ultimi anni è aumentato il loro spazio produttivo perché ci sono storie da raccontare e che difficilmente possono essere trattate da uomini", ha commentato. Basti pensare al corto Valerija della regista croata Sara Jurinčić, in cui si immagina un mondo senza rappresentanti del genere maschile, ma anche ai cortometraggi Mentor, della slovena Tinkara Klipšteter, e Amplified, della regista giordano-palestinese Dina Naser. Per Zoppo, "questi ultimi due lavori raccontano in maniera molto lontana dagli stereotipi il fenomeno del #metoo, indagando su come la società patriarcale riaffermi il proprio dominio a varie latitudini".
In merito alle congiunture storiche da mettere in primo piano, tra le missioni del festival romano, il MedFilm ha proposto il corto An Orange From Jaffa di Mohammed Almughanni, incentrato sulla situazione palestinese, mentre lo spagnolo La Idea De Una Isla di Carmen Pedrero è ambientato durante la guerra civile spagnola e narra il conflitto all'altezza di bambini che giocano a combattere perché nessuno ha mai insegnato loro la pace.
Last but non least, il confronto umano nell'ambito della manifestazione. "La giuria del concorso ufficiale cortometraggi è fatta per metà dagli studenti delle scuole di cinema che vengono dai Paesi del Mediterraneo e per metà dai detenuti del carcere di Rebibbia", ha spiegato Zoppo. "Assisto a delle discussioni davvero interessanti quando c'è la plenaria con i ragazzi e i detenuti, con questi ultimi che danno una prospettiva diversa da noi addetti ai lavori, più attenti agli aspetti tecnici. È un lavoro molto utile e si inserisce nel percorso di riabilitazione del carcere".
A questo proposito, il responsabile programmazione cortometraggi del MedFilm Festival ha sottolineato le due giornate dedicate alla sezione Voci dal Carcere con cortometraggi prodotti all'interno degli istituti di pena.
Infine, Zoppo ha ricordato la sala gremita per i corti italiani proposti nella sezione Perle, visibili anche sabato 16 novembre alle 16.30 al Museo Maxxi.