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Tunisia: 'visita virtuale' Fmi su riforme da attuare

In corso 'discussioni tecniche', principale sfida ridurre debito

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TUNISI, 18 FEB - La Tunisia ha avviato discussioni preliminari per possibili trattative con il Fondo monetario internazionale (Fmi) nella speranza di ottenere diversi miliardi di dollari per salvare un'economia fortemente indebitata, penalizzata dall'inflazione e dalla disoccupazione endemica. Rappresentanti del Fmi stanno effettuando da lunedì scorso una "visita virtuale", che consiste in "discussioni tecniche" con i ministri interessati sulle "riforme da attuare per far uscire il Paese dalla crisi".

Dalla rivoluzione che rovesciò il dittatore Zine el Abidine Ben Ali nel 2011, i tunisini hanno vissuto un decennio di crisi.

In undici anni il Pil pro capite tunisino in dollari è sceso del 20%, il potere d'acquisto è crollato del 35% anche sotto l'effetto di una svalutazione del 40% del dinaro. Due precedenti prestiti del Fmi, per 1,7 miliardi di dollari nel 2013 e altri 2,8 miliardi di dollari nel 2016, non sono riusciti a risanare le finanze pubbliche. Con la pandemia da covid l'economia è entrata in crisi: il tasso di disoccupazione è passato dal 15,1% al 18,4% e l'inflazione ha superato il 6% annuo. Per l'economista tunisino Ezzedine Saidane, la sfida principale del Paese è controllare il debito pubblico, che ha raggiunto "un livello senza precedenti, oltre il 100% del Pil" contro il 41% del 2011. Pesa sulla credibilità della Tunisia all'estero come Paese capace di onorare i propri debiti e le proprie obbligazioni. "Passare attraverso l'Fmi è inevitabile per ricostruire un po' la credibilità della Tunisia e per essere in grado di mobilitare risorse esterne", ha detto Saidane.

L'Fmi ha espresso pubblicamente la propria preoccupazione per i disavanzi di bilancio della Tunisia a causa del peso del settore pubblico (oltre il 16% del Pil). "C'è bisogno di riforme strutturali molto profonde", ha detto il mese scorso all'Afp il rappresentante uscente del' Fmi in Tunisia, Jérôme Vacher. Il Fondo probabilmente concederà un prestito alla Tunisia subordinato a una riduzione del salario pubblico, "uno dei più alti al mondo", secondo Vacher. Più della metà della spesa pubblica viene infatti utilizzata per pagare gli stipendi di 650.000 dipendenti pubblici in un Paese di 12 milioni di abitanti. Secondo un diplomatico occidentale, il governo "si sta indebitando per coprire gli stipendi del servizio civile". Il bilancio serve anche a tenere a debita distanza le società pubbliche, spesso monopolistiche (acqua, elettricità, cereali, trasporto aereo) e molto indebitate. Impiegano almeno 150.000 persone mentre questo denaro potrebbe essere iniettato nell'istruzione, nella salute e nelle infrastrutture, ha osservato Vacher all'Afp. L 'Fmi potrebbe anche chiedere la fine di alcuni sussidi su prodotti di base come benzina o energia, favorendo aiuti diretti alle famiglie più povere. Ma una riduzione degli stipendi dei dipendenti pubblici o del loro numero, così come i sussidi per i prodotti essenziali saranno pillole difficili da ingoiare per i tunisini. "Un accordo avrà inevitabilmente un impatto sulla popolazione", osserva il diplomatico occidentale.

Il presidente tunisino Kais Saied, che si è concesso il pieno potere a luglio, all'epoca godeva di un ampio sostegno e secondo i sondaggi rimane ancora popolare. Ma "nessun attore politico può farla franca rimuovendo i sussidi", prevede Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali. Molti prodotti sovvenzionati sono già spesso difficili da trovare, ha affermato, e i servizi pubblici, in particolare la sanità e l'istruzione, sono in rovina. "Tagliare ancora di più" dal budget non è la soluzione, ha affermato. Anche il potente sindacato Ugtt, molto diffidente nei confronti dei prestiti esteri, dovrebbe opporsi a misure di austerità eccessivamente draconiane. Per Monica Marks, specialista tunisina presso la New York University di Abu Dhabi, il presidente Saied si trova in una situazione di difficile equilibrismo. Deve "calmare l'Ugtt evitando le politiche di austerità difese dal Fmi" ma allo stesso tempo "se si rifiuta di trattare con l' Fmi, la Tunisia potrebbe non ottenere un prestito e cadere da un dirupo finanziario ancora più profondo rispetto a quello in cui già si trova attualmente".(ANSAmed).

(ANSA).

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