Kerr Carnegie Middle East Center, secondo cui il debito pubblico estero rappresenta solo una piccola parte del debito pubblico totale, poiché gran parte di questo debito pubblico è interno.
Il Carnegie Middle East Center ritiene che i programmi del Fondo monetario internazionale (Fmi) restino necessari, aggiungendo che un programma è già stato avviato in Egitto.
"Questi programmi devono essere adattati alla realtà del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena)", stimano gli autori del rapporto, aggiungendo che questi essi svolgono diversi ruoli in tempi di crisi finanziaria, come la mobilitazione di liquidità, identificazione del volume della ristrutturazione del debito, imposizione di condizioni relative alle politiche generali. La maggior parte dei programmi del Fmi implementati nella regione Mena hanno contribuito a stabilizzare la situazione finanziaria dei paesi, ma non hanno portato ad una crescita significativa, scrive il think tank, sottolineando che per raggiungere la crescita desiderata, questi programmi dovrebbero andare oltre le soluzioni a breve termine.
«La crisi che ha colpito i paesi della regione Mena, come la Tunisia, ha messo in luce importanti debolezze, soprattutto la scarsità di posti di lavoro «seri» e la scarsa qualità dei servizi pubblici», evidenza il rapporto. Per affrontare queste debolezze, il centro sostiene lo sviluppo di strategie nazionali "credibili" che vadano oltre le disposizioni di austerità e i tagli alla spesa. Le autorità tunisine hanno rifiutato le condizioni poste dal Fmi per fornire sostegno finanziario.
Sebbene la Tunisia non abbia ottenuto il prestito del Fmi, è riuscita a migliorare il saldo di bilancio, che ha registrato un surplus di 58,8 milioni di dinari, (circa 18 mln di euro) nella prima metà del 2023, secondo il rapporto sui «Risultati provvisori dell'esecuzione del bilancio », recentemente pubblicato dal ministero tunisino delle Finanze. Secondo la stessa fonte, il debito estero della Tunisia è diminuito da 5.607,7 milioni di dinari (1700 mln di euro) alla fine di giugno 2022 a 2.710,3 mln di dinari (822 mln di euro) nella prima metà del 2023, registrando, per la prima volta dal 2011, un calo del 51,6%. (ANSAmed).
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