"Per me il MedFilm è diventato una tappa fondamentale nella promozione dei miei lavori", dice il regista ad ANSAmed. "È la terza volta, infatti, che presento un film a questa manifestazione, che per me rimane uno dei rari festival davvero incentrato sul cinema e sulla sua condivisione con un pubblico curioso e amante dei film. A maggior ragione per il mio ultimo lavoro, diverso nella forma e anche un po' nel contenuto rispetto ai miei lungometraggi precedenti, che ha bisogno di questo tipo di riflettori per raggiungere il suo pubblico", ha aggiunto, spiegando l'opera presente nella 29esima edizione.
"Dietro le montagne c'è un luogo fittizio, immaginario, dove tutto può ancora essere reinventato. Viviamo in un'epoca in cui ho l'impressione che stiamo soffocando sotto i modelli creati da noi stessi. Il film si interroga su cosa siano diventati la famiglia e il sistema che regola le nostre vite sempre più standardizzate. L'utopia è poter credere che esista un mondo in cui tutto è ancora possibile e in cui è ancora concepibile un modo di vedere la vita", afferma Ben Attia.
La manifestazione cinematografica più antica di Roma non è l'unica riconferma per il regista tunisino, che ha parlato del rapporto speciale con la sua produttrice: "Dora (Bouchoucha, Premio alla Carriera MedFilm Festival 2018, ndr) è prima di tutto una cara amica; è con lei che ho iniziato i miei cortometraggi e realizzato i miei lungometraggi, e sarà certamente con lei che continuerò a fare film. Non potrei immaginare di intraprendere l'avventura di produrre un lungometraggio, che richiede due-tre anni o più dalla scrittura all'uscita, senza Dora. Con lei e Lina Chaabane abbiamo sempre lavorato in squadra e ciò che ci ha unito è l'amore per il cinema e i nostri legami al di fuori di esso".
Per quanto riguarda eventuali modelli ispiratori, "non ho in mente un regista in particolare perché continuo a guardare molti film, sia di registi affermati sia di giovani al loro primo film. Direi, ad esempio, che di recente sono stato molto colpito da Saint Omer e Feathers (rispettivamente primo lungometraggio della documentarista francese di origine senegalese Alice Diop e primo film dell'egiziano Omar El Zohairy, ndr)". Il regista vive a Tunisi, sua città natale, e attualmente ha "una vaga idea di sceneggiatura, la sto solo annotando prima di iniziare a scrivere seriamente". (ANSAmed).
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