"I programmi economici del Fondo monetario internazionale rischiano di indebolire le parti più povere della popolazione tunisina mirando a eliminare i sussidi su certi beni di prima necessità e sul petrolio" dice Alissa Pavia. "Secondo l'Fmi, dato che questo sussidi non sono mirati (sopratutto quelli sulla benzina), finiscono paradossalmente per aiutare la parte più ricca della popolazion. Ma altri studi invece dimostrano che sono conclusioni da prendere con molta cautela e che i sussidi invece contribuiscono a creare una società più equa".
"Detto ciò, - sottolinea Pavia - c'è da ricordare che sono stati i tunisini stessi a crearsi il proprio programma economico di riforme da abbinare a un finanziamento del Fondo monetario, e che sono stati loro a proporre tagli ai sussidi".
"Ci sono altre opzioni percorribili, ma richiederebbero più tempo" continua Pavia. "Se i tunisini dovessero decidere di non voler accettare gli aiuti del Fondo, avrebbero a disposizione più o meno 8 miliardi di dollari miliardi in riserve straniere che potrebbero utilizzare per cominciare a ripagare i creditori.
Nel frattempo potrebbero implementare delle riforme fiscali e monetarie con l'aiuto della Banca Mondiale e altre istituzioni, come ad esempio riformare il sistema di tassazione per renderlo più equo".
"Tutto questo - conclude Pavia - potrebbe evitare di dover indebitarsi nuovamente con il Fondo, ed evitare di tagliare sussidi su beni di prima necessità". (ANSAmed).
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