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Netanyahu scioglie il Gabinetto di guerra

Dopo le dimissioni di Gantz, per non far entrare l'ultradestra

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TEL AVIV, 18 GIU - Dopo l'uscita da governo di Benny Gantz, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha sciolto il Gabinetto di Guerra. Una mossa per frenare i desiderata del ministro della Sicurezza nazionale - e falco della destra radicale - Itmar Ben Gvir che da tempo aveva messo gli occhi sull'organismo, vero e proprio centro di comando nella guerra ad Hamas e contro gli Hezbollah in Libano.

La mini struttura di vertice - cinque persone in tutto - fu istituita l'11 ottobre 2023, appena 4 giorni dopo l'attacco di Hamas ai kibbutz del sud. E vide subito l'ingresso di Gantz a seguito della sua decisione di far parte del governo di emergenza nazionale, nato con la guerra. Ma, dopo il recente passo indietro di Gantz, il premier ha scelto la strada dello scioglimento, visto che si sono fatte sempre più pressanti le richieste di Ben Gvir di farvi parte a ogni costo, seguito dall'altro esponente di destra radicale e ministro delle finanze, Bezalel Smotrich. Le previsioni che si fanno - secondo le stesse fonti - è che il premier ricorrerà sempre di più a riunioni limitate a scopo di "consultazione" che già ci sono state con i ministri Yoav Gallant, Ron Dermer, entrambi ex componenti del Gabinetto di guerra, e con il capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi, uno dei più stretti consiglieri di Netanyahu.

Rimane il Gabinetto politico che continuerà a occuparsi delle decisioni legate alla guerra, comprese quelle sui negoziati per un possibile cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, secondo la roadmap rilanciata dal presidente americano Joe Biden.

Se Gaza, insieme al rilascio degli ostaggi, resta il dossier principale di Israele, lo scontro con gli Hezbollah in Libano ha oramai assunto il tono della massima urgenza. Per questo in Israele - prima di proseguire per Beirut - è arrivato l'inviato speciale di Biden, Amos Hochstein, con l'obiettivo di raffreddare il più possibile la situazione. Israele ha più volte detto che se non prevarrà l'opzione diplomatica per il ritiro degli Hezbollah oltre il fiume Litani (in base alla Risoluzione 1701 dell'Onu) non esiterà a puntare sulla guerra aperta.

(ANSAmed).

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