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Netanyahu in crisi, governo traballa su leva per gli ortodossi

Allarme Libano. Gallant sblocca le armi Usa

Redazione Ansa

TEL AVIV - Pessimo momento per Benyamin Netanyahu. Non solo all'interno di Israele con una possibile crisi di governo sul servizio militare per gli ebrei ortodossi, ma anche nei rapporti con gli Usa. A riuscire dove ha fallito lui, è stato il ministro della difesa Yoav Gallant, che a Washington sembra aver sbloccato il carico di armi e munizioni americane che Israele attende da tempo.

Al termine dell'importante visita a Washington Gallant - dopo aver incontrato il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan - ha detto che "ci sono stati progressi significativi" sulla questione. "Sono stati rimossi gli ostacoli e - ha spiegato - affrontate le strettoie al fine di portare avanti una serie di questioni e più specificamente il tema del potenziamento delle forze e della fornitura di munizioni per Israele". Gallant, che ha solidi legami con gli Usa, si è anche tolto il classico sassolino dalla scarpa. "In ogni famiglia, e per noi gli americani sono una famiglia, i disaccordi - ha sottolineato - si discutono a stanze chiuse e si rimane uniti".

Una chiara critica al video pubblico del premier in cui, la settimana scorsa, ha accusato gli Usa di ritardare l'invio di armi. "Quando le controversie non si risolvono per settimane in stanze chiuse, il premier israeliano - ha ribattuto Netanyahu - deve parlare apertamente".

Ma Bibi ha anche altri problemi: il suo governo sembra traballare sotto le minacce dei partiti religiosi, Shas e Torah Unita, imbufaliti dal fatto che alla Knesset non sia mossa di un millimetro la proposta di legge (della maggioranza) sull'innalzamento dell'età per l'esenzione dalla leva degli ortodossi. Dopo la sentenza della Corte Suprema che abolisce ogni esenzione per i religiosi, il presidente della Commissione esteri e difesa del Parlamento, Yuli Edelstein (del Likud, come Netanyahu), ha detto che della legge non se ne parla finchè tutti i partiti non troveranno un testo comune. E non è tornato indietro neppure dopo un burrascoso colloquio con Netanyahu, preoccupato che Shas e Torah Unita escano dal governo, seppur non dalla maggioranza.

L'opposizione al premier si muove ormai a tutto campo. Un gruppo di intellettuali e uomini politici israeliani - dall'ex capo del Mossad Tamir Pardo, all'ex procuratore di stato israeliano Talia Sasson, all'ex premier Ehud Barak, al premio Nobel Aaron Ciechanover, allo scrittore David Grossman - ha pubblicato sul New York Times un appello affinchè il Congresso ritiri l'invito a Netanyahu a parlare a luglio. "Il premier - hanno denunciato - sta portando Israele verso il declino ad una velocità allarmante, al punto che potremmo alla fine perdere il Paese che amiamo". Intanto al 264/esimo giorno di guerra l'Idf continua a premere a Rafah. 

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