"Molti altri sono rimasti feriti e traumatizzati", ha sottolineato James Elder, portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia ricordando che domenica 10 novembre sette bambini della stessa famiglia sono stati uccisi mentre il nucleo familiare cercava rifugio sul Monte Libano dopo essere fuggito dalle violenze nel sud.
L'Unicef denuncia inoltre attacchi sproporzionati alle scuole e alle strutture mediche con gli operatori sanitari uccisi a un ritmo sempre più rapido. Al 15 novembre, più di 200 operatori sanitari sono stati uccisi e 300 feriti, secondo il Ministero della Salute Pubblica libanese. Come a Gaza, sottolinea l'Unicef, "lo spaventoso sta scivolando nel regno del prevedibile" con un conflitto dal "grave impatto psicologico sui bambini". In Libano, come a Gaza, "l'intollerabile si sta silenziosamente trasformando in accettabile". "Ancora una volta, le grida dei bambini non si sentono, il silenzio del mondo diventa assordante e ancora una volta permettiamo all'inimmaginabile di diventare il paesaggio dell'infanzia. Una nuova normalità orribile e inaccettabile", ha insistito James Elder. (ANSAmed).
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