(di Francesco Rodella)
MADRID - Non limitarsi a investire su "controlli e polizia" alle frontiere, ma puntare anche "sull'integrazione economica" tra l'Europa e i vicini del Mediterraneo meridionale. Perché solo creando "le giuste condizioni" nel sud, sarà possibile evitare una situazione fuori controllo in quanto ai flussi migratori "verso il nord".
L'organizzazione che fa capo a Kamel è impegnata nell'affrontare le "cause profonde" delle migrazioni, proponendo soluzioni che si possono inserire in un quadro di "cooperazione umanitaria", spiega questo diplomatico egiziano. Un lavoro che porta ad analizzare fenomeni come le emergenze climatiche, gli scenari di instabilità politica o le crisi economiche, come quelle legate alle conseguenze della guerra in Ucraina, che spesso fungono da motori dei flussi migratori più ingenti.
Il segretario generale dell'UpM si fa quindi promotore di una visione "completa" e non solo di tipo "gestionale" sulle migrazioni. "È comprensibile che i Paesi europei stiano cercando di gestire un afflusso straordinario, ne hanno tutto il diritto e trovano d'accordo anche i Paesi del Sud, che stanno cercando di dare una mano", afferma. "Ma allo stesso tempo", aggiunge, è importante "una discussione" su come l'Europa possa "diversificare i propri investimenti", dirigendoli a "migliorare la situazione produttiva sul terreno dall'altra parte del Mediterraneo". Visto anche che tra nord e sud dell'area ci sono grosse differenze in quanto a evoluzione demografica. "Con una popolazione europea in calo costante, oltre ai migranti l'unico modo per poter mantenere competitività è quello di fare affidamento sui propri vicini meridionali e orientali", osserva Kamel.
Al di là del quadro generale, ci sono situazioni specifiche che vanno affrontate. "Una rapida soluzione alla situazione di instabilità politica della Libia avrebbe sicuramente un impatto" sulla gestione dei flussi, indica come esempio il diplomatico.
In connessione con la questione migratoria, ma non solo, una questione di grande preoccupazione è quella dell'emergenza climatica globale. "Il Mediterraneo si sta surriscaldando velocemente, a un ritmo superiore del 20% rispetto al resto del mondo", dice Kamel, avvertendo che i fenomeni avversi che colpiscono con sempre più frequenza la regione sono molteplici: da devastanti "incendi boschivi" ad "allagamenti improvvisi", dalla "riduzione della disponibilità di acqua" all'aumento "del livello del mare". "Lungo le coste del Mediterraneo vivono 380 milioni di persone, alcune di loro potrebbero trovarsi di fronte a una minaccia esistenziale", afferma rispetto a quest'ultima circostanza.
Sul tema, tuttavia, il numero uno dell'UpM non avverte solo segnali negativi. "Questa è una regione pienamente dinamica e proattiva nell'adottare gli standard internazionali in materia di mitigazione e adattamento climatici", dice, sostenendo però anche che "si può fare di più". Esempio di un campo con ampi margini per nuove possibilità è quello delle rinnovabili, secondo Kamel. Che invita ad esempio a riflettere su come la disponibilità di "terreni a costo basso o nullo" nel sud della regione possa contribuire ad avere più opzioni per generare energia solare o eolica anche in quantità utili a coprire parte del fabbisogno del nord.
Un'opportunità per aumentare i piani di cooperazione tra l'Europa e il resto dell'area mediterranea potrebbe arrivare nel secondo semestre di quest'anno, quando Madrid assumerà la presidenza dell'Ue. "Sono abbastanza ottimista, visto l'entusiasmo della Spagna nel voler mettere il Mediterraneo al centro della sua presidenza, e perché vedo che anche gli altri Paesi condividono questa priorità", afferma il segretario generale dell'UpM. Nel frattempo, l'organizzazione che dirige ha lanciato una nuova iniziativa, intitolata "Le capitali mediterranee della cultura e del dialogo": l'idea è di selezionare ogni anno due città della regione, una della zona nord e l'altra della zona sud, per unirle in una sorta di gemellaggio che porti alla promozione di "eventi culturali, socio-economici e sportivi". "L'idea è di celebrare insieme la nostra identità comune, ma anche di discutere delle sfide che stiamo affrontando", spiega Kamel. La finestra per presentare candidature per la prima edizione, che si svolgerà nel 2025, è già aperta.