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Media, in Maghreb migranti trattenuti nel deserto con risorse Ue

Inchiesta documenta metodi 'sistematici' di deportazione forzata

Redazione Ansa

(ANSAmed) - MADRID, 21 MAG - Migranti arrestati in aree urbane del Maghreb o in mare, mentre cercano di raggiungere le coste europee, e poi deportati su autobus o altri mezzi in zone desertiche e abbandonati lì, puntando a farli desistere dal loro intento: è il "modus operandi" utilizzato dalle forze di sicurezza di Marocco, Mauritania e Tunisia per bloccare i flussi migratori, avvalendosi di fondi e risorse europee, secondo un'inchiesta giornalistica realizzata dal progetto Lighthouse Report in collaborazione con diverse testate, tra cui Washington Post, El País, Le Monde e Irpi Media. Tali metodi di contenimento dei migranti diretti in Europa, spiegano questi media, sono utilizzati "in modo sistematico" da anni e hanno come vittime "quasi esclusive" persone di colore. L'inchiesta si avvale di decine di interviste, materiale audiovisivo, ricerca di campo e documenti ufficiali o confidenziali.

El País, ad esempio, racconta in dettaglio le storie di un giovane statunitense residente a Rabat, Timothy Hucks, due ragazze guineane intercettate in mare da gendarmi mauritani, Idiatou y Bella, e un 38enne camerunense bloccato dalla Guardia costiera tunisina prima di riuscire a raggiungere Lampedusa, François: tutti e quattro hanno vissuto esperienze simili e durissime, finendo loro malgrado in aree remote dopo aver subito arresti sommari e deportazione forzata.

Stando a fonti Ue consultate dagli autori dell'inchiesta, questi metodi impiegati per bloccare i flussi di migranti dall'Africa all'Europa sono "ampiamente noti" nelle sedi istituzionali comunitarie, benché non riconosciuti a livello ufficiale. Tunisia, Mauritania e Marocco hanno ottenuto negli ultimi anni grandi quantità di risorse destinate alle politiche migratorie da parte dell'Unione e di Stati membri (tra cui Spagna, Italia o Germania): ad esempio, tra 2015 e 2021 sono stati beneficiari di 400 milioni di euro del Fondo fiduciario di emergenza dell'Ue per l'Africa, mentre i loro corpi di polizia hanno ricevuto in dotazione veicoli, tecnologia e supporto per l'addestramento. I governi coinvolti negano che le loro politiche applicate in ambito migratorio contemplino pratiche illegali, scrive El País. (ANSAmed).

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