(ANSAmed) - TEL AVIV, 01 LUG - Noa Argamani ora è a casa, in
Israele, ma non dimentica gli altri ostaggi ancora prigionieri
di Hamas a Gaza. E tra questi, il compagno Avinatan Or, rapito
come lei al festival di Nova il 7 ottobre dello scorso. Argamani
- insieme ad altri 3 compagni di prigionia - è stata liberata lo
scorso 8 giugno in un'operazione dell'Idf nel campo profughi di
Nuseirat, nel centro della Striscia.
Nel suo primo video messaggio pubblico - durante le consuete
manifestazioni del sabato sera a Tel Aviv - l'appello per gli
altri rapiti è stato il più forte. "Anche se adesso sono a casa
- ha detto con voce ferma e accorata dopo 246 giorni in
cattività - non possiamo dimenticarci degli ostaggi che sono
ancora prigionieri di Hamas, e dobbiamo fare tutto il possibile
per riportarli a casa. Anche loro aspettano il lieto fine". E
non si possono dimenticare le immagini di questa giovane ragazza
- la cui madre è malata terminale di cancro - stretta su una
moto tra due terroristi, piangente e terrorizzata, mentre era
portata a forza a Gaza.
Argamani non ha chiesto al governo di Benyamin Netanyahu un
accordo ad ogni costo con Hamas per il rilascio degli ostaggi.
La famiglia del suo compagno fa parte infatti del 'Tikvah Forum'
un gruppo di parenti di rapiti che non hanno aderito alle
richieste di un accordo di cessate il fuoco sostenute invece dal
'Forum delle famiglie', promotore della manifestazione. Questa
differenza la dice lunga sul dramma - non solo umano ma anche
politico - che Israele sta vivendo sui propri ostaggi. Chi cerca
una intesa ad ogni prezzo con la fazione islamica in cambio
della libertà dei rapiti e chi, al contrario, non è disposto a
pagarlo perché vuole liberarsi di Hamas e anche in rispetto dei
soldati caduti in guerra. Una linea, quest'ultima, che il
premier Netanyahu non intende abbandonare. "Non c'è alcun cambio
nella posizione di Israele rispetto al progetto accolto con
favore dal presidente Biden. E oggi - ha detto nella riunione di
governo a Gerusalemme - tutti sanno una semplice verità: Hamas è
l'unico ostacolo alla liberazione dei nostri rapiti". "Con una
combinazione di pressione politica e pressione militare, e
soprattutto pressione militare - ha aggiunto - li restituiremo
tutti, tutti i 120 nostri rapiti, vivi e morti".
Il premier ha quindi ribadito che Israele non "fermerà la
guerra finché non avrà raggiunto tutti i suoi obiettivi",
compresa la sconfitta di Hamas. E che la situazione dei
negoziati - portati avanti da Usa, Egitto e Qatar - non sia
buona ma congelata lo ha ribadito una fonte israeliana.
"L'obiettivo - ha spiegato - è incoraggiare Hamas e Israele a
ritornare ai colloqui. Lo scopo non è chiudere l'intesa, ma
riportare le due parti al tavolo". "Il piano presentato da Biden
- ha aggiunto - è una bozza per l'intesa, ma va riempita di
contenuti. La distanza tra i due attualmente non consente loro
di risolvere i problemi". (ANSAmed).
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Il grido di dolore di Noa: 'Non dimenticate gli ostaggi'
Netanyahu: 'Noi impegnati su piano Biden, ostacolo è Hamas'