Nella sua prima intervista con i media stranieri, Abu Hassan al-Hamwi, capo dell'ala militare di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ha raccontato al Guardian di come il gruppo, che aveva sede nel nord-ovest del Paese, abbia comunicato con i ribelli del sud per creare una 'war room' unificata con l'obiettivo di circondare Damasco da entrambe le direzioni. Dal 2019, l'Hts ha sviluppato una dottrina militare che ha utilizzato per trasformare i combattenti provenienti da diverse fazioni in una forza disciplinata. "Dopo l'ultima campagna, nell'agosto del 2019, durante la quale abbiamo perso un territorio importante, tutte le fazioni rivoluzionarie si sono rese conto che non c'era una leadership", ha dichiarato al-Hamwi, 40 anni, da Jableh, un'ex roccaforte del regime.
Dopo una battaglia finale, al termine della quale la Turchia ha negoziato un cessate il fuoco per conto delle forze di opposizione nella primavera del 2020, i ribelli sono stati confinati in una piccola porzione di territorio nel nord-ovest della Siria. In questi anni, l'Hts è diventato il potere dominante e ha riunito i comandanti di circa 25 fazioni del sud.
Il gruppo ha quindi lanciato l'operazione, entrando ad Aleppo, il 29 novembre. La rapida caduta della città, la seconda più grande della Siria, li ha stupiti.
"Avevamo la convinzione, supportata da precedenti storici, che Damasco non può cadere finché non cade Aleppo", ha detto al-Hamwi. L'avanzata dei ribelli nel nord è stata inarrestabile: quattro giorni dopo, l'opposizione ha conquistato Hama, mentre il 7 dicembre è iniziata l'offensiva su Homs, caduta in poche ore, per iniziare l'avanzata verso Damasco. Il giorno dopo, Bashar al-Assad ha lasciato il Paese. (ANSAmed).
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