(di Paolo Paluzzi)
TUNISI - Le strette stradine acciottolate di Sidi Bou Said, l'incantevole villaggio affacciato sul Mediterraneo dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, domenica scorsa hanno risuonato delle voci di canti e dei suoni di tamburi dei devoti di due confraternite sufi radunatisi qui per partecipare alla rituale processione di Kharja Issawiya Ariana.
Questo affascinante evento religioso e sociale, che attrae ogni anno migliaia di persone, deriva dall'antica tradizione popolare dei santi, o "sidi," in Tunisia.
La pratica sufi è profondamente radicata nella cultura di alcune regioni tunisine e rappresenta un modo per i devoti di cercare la vicinanza a Dio attraverso la meditazione, la preghiera e la musica. La processione inizia dalla Moschea Kharja Issawiya e si snoda attraverso le viuzze di Sidi Bou Said. I partecipanti indossano abiti tradizionali e portano con sé strumenti musicali, come tamburi e flauti, che vengono suonati a ritmo incalzante. Le preghiere, i canti e i suoni dei tamburi si fondono in un'atmosfera mistica che avvolge quasi l'intero villaggio. Durante la processione, i devoti camminano lentamente e in modo cerimoniale, per connettersi con il divino attraverso l'esperienza sensoriale e in alcuni rituali, come l'Aïssaouias, i discepoli cantano e ballano finché non entrano in trance. Alcuni partecipanti si esibiscono anche in danze rotatorie, una pratica sufi conosciuta come "dhikr," che mira a raggiungere uno stato di unione spirituale con Dio.
Kharja non è solo un'occasione religiosa, ma anche un momento di condivisione e comunità. La processione serve anche come opportunità per i visitatori stranieri di immergersi nella cultura popolare tunisina e nella spiritualità sufi.
Mentre il mondo moderno continua ad evolversi, la tradizione di onorare i santi-sidi in Tunisia rimane un legame vitale tra passato e presente. "Ai suoi inizi nel 1840, Kharja era soprattutto un evento sociale. Simboleggiava l'incontro tra due villaggi di contadini e pescatori. Gli abitanti di Ariana, una città della Grande Tunisi, venivano a trascorrere le loro vacanze a Sidi Bou Said e tra le due comunità si stabilì la tradizione di rendere omaggio ai santi dei villaggi, per dare la benedizione ai raccolti per l'anno a venire", ha spiegato Aly Chérif, gallerista nato a Sidi Bou Saied, aggiungendo che questo incontro è poi diventato una festa mistica e popolare, parte integrante del patrimonio tunisino. Kharja, dopo anni di declino segnati dall'ascesa del salafismo negli anni 2011-2019 (nell'Islam rigoroso, il sufismo è considerato un'eresia) e poi dalla crisi sanitaria, è tornata a far vibrare i cuori dei devoti e ad essere un meraviglioso esempio di come spiritualità e tradizioni antiche possano ancora affascinare e ispirare oggi migliaia di persone.