(di Valentina Maresca)
(ANSAmed) - MALFA, 20 SET - "La storia della comunità
marocchina a Salina nasce prima dei numeri di questi giorni e
passa dall'integrazione. I marocchini lavorano in ogni campo,
dall'edilizia all'agricoltura fino alla ristorazione, tutti noi
vogliamo loro un gran bene. Sono ormai persone di casa,
indispensabili, e senza di loro la comunità soffrirebbe":
esordisce così Clara Rametta, sindaca di Malfa, uno dei tre
comuni dell'isola eoliana.
Rametta spiega ad ANSAmed che a Malfa si sono organizzate in
passato due feste della cucina marocchina, con piatti tipici del
Paese per degustazioni collettive e musica a beneficio degli
isolani, in un incontro di culture. "Sono talmente integrati che
a Natale partecipano al Presepe vivente, marocchini e altri
africani presenti a Salina rappresentano una festa che non è la
loro. E questo perché l'avvicinamento tra la nostra e la loro
cultura non è unilaterale, ma reciproco", commenta la sindaca,
che sottolinea anche la presenza di varie iniziative in ambito
scolastico per un dialogo che parte già dalle classi.
Prima dell'attività politica, la sindaca è stata
un'imprenditrice che con il marito ha scelto a fine anni Ottanta
di ristrutturare dei vecchi ruderi, nucleo originario
dell'attuale albergo Signum, dalla cucina stellata Michelin.
Rametta critica l'approccio del decreto flussi in quanto
"sistema le persone già arrivate, ma poi emerge che servono
unità in più perché mancano".
"I datori di lavoro si lamentano, c'è carenza di manodopera in
tutti i settori, dunque facciamo la formazione di coloro che
sono già sbarcati, tenendoli. Invece si lotta per farli andare
via e poi si aprono le finestre per far entrare gli altri",
evidenzia. "C'è una cattiva gestione di un fenomeno che va
avanti da anni mentre serve un approccio più razionale,
organizzato. Questa gente scappa da guerre, inondazioni,
siccità, ha bisogno di opportunità e noi abbiamo un lavoro da
dare, ma le leggi sono diventate rigide e le imprese non possono
prendere gli irregolari perché si va nel penale, quindi non si
possono aiutare queste persone in fuga, anche volendo", commenta
rammaricata.
Entusiasta del clima trovato a Salina è Smahane Sammoudi,
23enne di origine marocchina arrivata nel 2005. "Sono nata in un
paese vicino Casablanca e mio nonno è stato il primo marocchino
delle isole Eolie, passato da Salina a Filicudi. Poi è arrivato
mio padre e infine io con la famiglia, siamo stati qualche anno
a Filicudi ma non c'era tanto lavoro, quindi ci siamo spostati a
Salina", racconta ad ANSAmed, ricordando con la luce negli occhi
le feste della cucina marocchina organizzate. "Abbiamo trovato
apertura e disponibilità assenti altrove. Io lavoro da 7 anni al
Signum, come mia zia e mia madre. Dopo il liceo Linguistico ho
scelto un corso per diventare parrucchiera a Brescia, dove il
clima nei miei confronti è molto ostile. Non vedo l'ora di
terminarlo tra 7-8 mesi in modo da tornare a Salina per iniziare
la mia nuova professione, e magari tornerò al Signum per fare la
piega alla signora Clara e alle clienti dell'albergo", si augura
ridendo.
Altra storia di felice integrazione è quella di Morlaye Touré:
"Sono arrivato senza documenti nel 2009, ero sposato ma mia
moglie era in Guinea e non l'ho vista per quattro anni. Clara
Rametta mi ha permesso di mantenere la mia famiglia lavorando,
al Signum faccio un po' di tutto mentre mia moglie si occupa
delle camere", precisa. "Adesso ho 33 anni e tre figli che
studiano qui, le persone sono tutte gentili e disponibili. Il
marito della signora Rametta mi spiega cosa fare e come insieme
agli altri colleghi, per esempio per la manutenzione del
giardino. Lui mi insegna inoltre l'italiano, perché io parlo
solo francese e ho frequentato le scuole in Guinea. Nella mia
vita ho sempre soltanto studiato e giocato a calcio, ma grazie
all'aiuto trovato qui adesso sono in formazione continua e
imparo tanto ogni giorno. Per questo sono molto grato, so che
tanti non hanno le stesse possibilità a me offerte", conclude.
(ANSAmed).
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A Salina piena integrazione migranti, grazie a cultura e lavoro
Sull'isola la comunità maggiore è rappresentata dai marocchini