(ANSA) - ALGERI, 18 OTT - Nonostante siano passati più di 61
anni dall'indipendenza dell'Algeria dalla Francia, un'eredità
mortale del colonialismo continua a uccidere, ferire e rendere
disabili persone: le mine di confine.
Come è noto, l'Algeria aveva ottenuto l'indipendenza dalla
Francia il 5 luglio 1962, dopo una rivoluzione di liberazione
durata quasi otto anni (dal 1 novembre 1954), che ha posto fine
all'occupazione del Paese che durava dall'estate del 1830.
Le autorità ufficiali di Algeri sostengono che gli otto anni
di guerra contro la Francia hanno provocato la morte di un
milione e mezzo di martiri e lo spostamento di centinaia di
migliaia di persone nelle vicine Tunisia e Marocco.
Per comprendere meglio la situazione in quel momento, la
rivoluzione algerina trovò sostegno oltre i confini dei suoi
vicini a est e ovest, soprattutto per quanto riguarda le
spedizioni di armi, munizioni e rifornimenti vari. Per bloccare
i rifornimenti ai moudjahidines (rivoluzionari algerini), le
autorità coloniali del Paese transalpino installarono due linee
isolanti di filo spinato elettrificato e posero lungo di esse
milioni di mine antiuomo.
La Francia aveva quindi deciso di stabilire la linea "Challe"
ai confini dell'Algeria e della Tunisia, che si estende dal Mar
Mediterraneo vicino ad Annaba a nord, fino alle porte del
deserto a sud, su una distanza di oltre 300 chilometri.
Al confine con il Marocco, le autorità coloniali avevano
stabilito un'altra linea, lunga circa 700 chilometri, denominata
"Maurice", che si estendeva dal Mar Mediterraneo nell'attuale
provincia di Tlemcen alla regione sahariana di Bechar, nel
sud-ovest del Paese.
Tuttavia, dopo la partenza dell'esercito francese
dall'Algeria, i campi minati sono rimasti tali e quali e hanno
continuato a uccidere, ferire e rendere disabili centinaia di
persone nel corso degli anni.
Di tanto in tanto, la Protezione Civile e la Gendarmeria
algerina rilasciano comunicati stampa su episodi di esplosione
di mine antiuomo nelle zone di confine, le cui vittime sono
generalmente allevatori di bestiame.
Da parte sua, l'esercito algerino organizza periodicamente
operazioni di sminamento lungo le linee Challe e Maurice, nonché
la distruzione delle mine scoperte.
Le statistiche ufficiali delle autorità algerine, incluse in
un rapporto presentato alle Nazioni Unite nel 2019 e pubblicato
dall'agenzia di stampa ufficiale Aps nel 2020, mostrano che
l'eredità mortale della Francia coloniale ai confini ha causato
4.830 vittime civili durante la rivoluzione e 2.470 dopo
l'indipendenza del Paese.
Lo stesso rapporto afferma che le operazioni di sminamento
hanno interessato più di 62.000 ettari nelle zone di confine e
hanno portato alla scoperta di circa 8 milioni di mine
(7.854.849), che sono state distrutte dall'esercito algerino.
Per Mohamed Djouadi, 78 anni, presidente dell'Associazione
algerina per la difesa delle vittime delle mine, la Francia
coloniale ha lasciato dietro di sé una guerra latente non
dichiarata, armi senza soldati e un crimine permanente contro
gli innocenti: le mine antiuomo.
In una dichiarazione rilasciata ad ANSAmed, Djouadi ha
spiegato che le mine di confine hanno mutilato, reso vedovi,
orfani e disabili migliaia di algerini durante e dopo la
rivoluzione di liberazione.
Ciò che è pericoloso in tutto questo, ha sottolineato
Djouadi, vittima delle mine nella regione montuosa di Aurès, tra
Biskra e Batna (est), è che la Francia non ha consegnato le
mappe dei campi minati dopo aver lasciato l'Algeria e, secondo
lui, questo atto è stato "deliberato".
"La Francia non ha fornito ingegneri o tecnici per pulire i
campi e distruggere le mine", ha aggiunto.
L'attivista associativo ha sottolineato che grazie a
un'iniziativa nazionale e storica dell'Esercito nazionale
popolare, i campi in questione sono stati ripuliti, milioni di
mine sono state distrutte e anche le scorte algerine sono state
eliminate.
"L'esercito algerino è diventato un punto di riferimento per
i Paesi che desiderano realizzare operazioni simili, in
particolare in Africa", ha detto ancora Djouadi.
Il presidente dell'associazione, fondata nel giugno 2002, ha
ricordato di aver tenuto, nel dicembre 2012, un discorso alla
Conferenza internazionale di Ginevra dei Paesi firmatari della
Convenzione di Ottawa che vieta l'uso, lo stoccaggio, la
produzione e il trasferimento delle mine antiuomo, in cui
chiedeva alla Francia un "risarcimento materiale, ma soprattutto
morale e psicologico".
A questo proposito, Djouadi ha detto: "Vogliamo soprattutto
un risarcimento psicologico e morale e delle scuse per i crimini
commessi dopo l'indipendenza, perché per quanto riguarda il
denaro, l'Algeria si è presa cura dei suoi figli vittime delle
mine". (ANSA).
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Mine di confine, l'eredità mortale della Francia in Algeria
Migliaia di vittime e richieste di risarcimento morale