(ANSAmed) - LAMPEDUSA, 21 NOV - "Se non li avessimo issati a
bordo, per le condizioni in cui erano, non ci sarebbe stata
un'altra alba per loro. Mio figlio mi ha detto: 'Papà avremo dei
guai!'. 'Sono io il comandante, portiamo in salvo questi
ragazzini', gli ho risposto". Salvatore Del Volgo, pescatore di
Lampedusa, racconta il salvataggio dei due giovanissimi
migranti, recuperati nel tardo pomeriggio di lunedì sugli
scogli. Quando la barca, partita da Sfax con 53 persone a bordo,
è colata a picco, i naufraghi hanno raggiunto a nuoto gli scogli
di Capo Ponente. Quarantatré sono stati salvati dalla
Capitaneria di porto, fra cui la bimba di 2 anni che è morta
prima di essere sbarcata al porto, 8 i dispersi. Due, a nuoto,
sono arrivati invece sulla scogliera di Muro Vecchio.
"Stavamo pescando davanti a Capo Ponente - prosegue Salvatore
Del Volgo -quando abbiamo visto un gruppo di migranti, 10 forse
15 persone. Ho chiamato i carabinieri, che ci hanno detto che ci
avrebbero pensato loro a far intervenire le motovedette, e
abbiamo proseguito. Proseguendo verso nord, con mio figlio
Giuseppe abbiamo visto altre due persone arrampicate sugli
scogli. Appena hanno scorto la nostra barca, si sono buttati in
mare, cercando di raggiungerci". Salvatore Del Volgo non ha
dubbi: "Non potevamo lasciarli lì, non sarebbero sopravvissuti.
Li abbiamo issati a bordo, fatti mettere vicino al motore dove
c'era un po' di caldo e coperti con tutto quello che avevamo
sulla barca. Erano stremati, avevano sete e fame". Salvatore e
Giuseppe hanno dato ai due, che pare siano fratelli, due
bottiglie d'acqua e un filone di pane. "Uno in particolar modo,
per quanto era malconcio, abbiamo temuto che non arrivasse a
terra", aggiunge Salvatore Del Volgo che non aveva mai soccorso
prima dei migranti. "Alcune volte, durante le battute di pesca,
abbiamo visto e segnalato barchini in viaggio. Ma mai ci siamo
trovati in questa situazione", spiega il lampedusano abituato ad
uscire in mare, con il peschereccio, alle 4,30 e poi, con la
barca più piccola, nel pomeriggio. "Avevano fame e stavano
morendo di sete - ricorda -. Abbiamo dato tutta l'assistenza
possibile durante il viaggio verso Cala Pisana. Abbiamo chiesto
cosa fosse successo. Hanno ripetuto 'barchino', 'barchino', ma
non c'erano imbarcazioni dove li abbiamo recuperati". I due
pescatori non sapevano ancora che nel primo pomeriggio una
carretta era naufragata nelle acque antistanti Capo Ponente.
"Abbiamo capito che i due ragazzi sono fratelli, dovrebbero
avere meno di 20 anni, ma non siamo riusciti a comprendere da
quale Paese provengono. Credo siano ivoriani, so solo che
stavano male". I due ragazzi, che devono la vita a Salvatore e
Giuseppe Del Volgo, sbarcati a Cala Pisana con l'ambulanza del
118 sono stati portati al Poliambulatorio: uno addirittura è
stato messo sulla barella perché non riusciva a reggersi in
piedi. "Non sappiamo che fine faranno, ma di una cosa sono
certo: non potevamo lasciare quei ragazzini sugli scogli di Muro
Vecchio", conclude l'anziano pescatore. (ANSAmed).
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Pescatore Lampedusa, quei due ragazzi sugli scogli
Il racconto del salvataggio di due migranti insieme al figlio