"Con così tante persone sfollate, la situazione a Rafah è spaventosa", dichiara Pascale Coissard, coordinatrice dell'emergenza di Msf a Gaza. "Tutti gli spazi sono sovraffollati, con persone che vivono in tende, scuole e ospedali. L'ospedale emiratino sta attualmente affrontando tre volte il numero di parti che gestiva prima della guerra".
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono circa 50.000 le donne incinte a Gaza, e circa 20.000 bambini sono nati dall'inizio della guerra, secondo l'Unicef. A causa della crisi umanitaria in corso - con i servizi sanitari primari inaccessibili e l'impossibilità di raggiungere gli ospedali per mancanza di carburante oltre che la scarsa capacità delle strutture sanitarie ancora funzionanti -, le donne in gravidanza a Gaza non hanno avuto accesso ai controlli medici per mesi.
Molte sono costrette a partorire in tende di plastica o in edifici pubblici. Chi riesce a partorire in un ospedale, spesso ritorna nel proprio rifugio di fortuna qualche ora dopo aver fatto un parto cesareo. Per ridurre il rischio di malattie e mortalità tra le madri e i neonati, Msf supporta l'ospedale emiratino con assistenza post-parto e ha aggiunto 12 nuovi posti letto al reparto arrivando a una capacità totale di 20 letti, consentendo così a più pazienti di ricevere un monitoraggio adeguato dopo il parto. A causa della difficoltà d'accesso ai servizi di salute materno infantile, molte donne incinte non hanno ricevuto nessun tipo di assistenza dall'inizio della guerra e non hanno fatto visite di controllo. (ANSAmed).
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