(di Sami al-Ajrami)
RAFAH - A Rafah cresce la fame, che trascina con sé violenze, estorsioni, abusi. Nell'estremità meridionale della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiati oltre un milione di sfollati palestinesi, si moltiplicano le proteste e le manifestazioni contro chi specula con la borsa nera, vendendo anche gli aiuti umanitari.
Eppure, per vie traverse, sono finite sui banchi del mercato, offerte a prezzi altissimi. "In teoria - dicono gli avventori - sarebbe dovere degli ispettori del ministero dell'Economia, accompagnati da agenti di Hamas, di impedire che i prezzi salgano alle stelle". Ma in loro assenza, il malumore verso Hamas monta. Martedì uno scontro a fuoco tra una famiglia di sfollati e la polizia ha portato alla morte di un agente. "E' stata una scena spaventosa", ha raccontato un testimone. "Perché da un lato Hamas ha probabilmente le sue responsabilità, ma dall'altro - ha aggiunto - la violenza che si avverte nelle strade fa forse ancora più paura". Ci sono stati casi di estorsione, affermano gli abitanti della città, di vere e proprie rapine. "E della polizia nemmeno l'ombra". Altri testimoni raccontano anche di scene di violenza quando aerei egiziani e giordani hanno lanciato pacchi di aiuti di vario genere verso la tendopoli di Rafah. In parte sono caduti in mare, i pescatori si sono subito lanciati per recuperarli prima che affondassero. "Ma al loro ritorno sulla costa - dicono i testimoni - la folla ha cominciato a lottare per arraffare quanto possibile". La popolazione, allo stremo, segue inoltre con apprensione le crescenti difficoltà che affrontano in questi giorni l'Unrwa (l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, che versa in gravi condizioni finanziarie) e la Mezzaluna Rossa palestinese. ''Abbiamo forti difficoltà logistiche - ha affermato il suo portavoce Mahmud Neirab -. Soprattutto per le scorte di sicurezza ai nostri camion".