(ANSAmed) - ALGERI, 16 MAG - Nonostante il progresso
tecnologico e la diffusione di macchinari per l'agricoltura e i
lavori pubblici, la Twiza, un atto di solidarietà e di
volontariato, sopravvive ancora nelle campagne dell'Algeria.
La Twiza è una parola di origine amazigh (berbera) che
significa "lavoro collettivo di volontariato". In genere, viene
organizzata per la raccolta del grano, delle olive e di varie
colture, oppure per la costruzione di una strada, di una fonte
d'acqua, di piccoli ponti, per la cementificazione di una casa o
di una moschea e per altri lavori nei villaggi algerini.
Gli organizzatori si rivolgono generalmente agli sceicchi e
ai notabili dei villaggi o agli imam, rispettati dalla comunità
locale, per invitare la popolazione a partecipare all'operazione
di solidarietà, al fine di raccogliere il maggior numero
possibile di volontari.
Il lavoro retribuito è severamente vietato nell'ambito della
'Twiza', mentre le donne del villaggio preparano i pasti che i
partecipanti all'azione di solidarietà consumeranno alla fine
dell' operazione.
Tuttavia, rispetto al secolo scorso, l'attività della Twiza è
diminuita significativamente negli ultimi anni con la
proliferazione di macchine agricole e mezzi per i lavori
pubblici, che hanno ampiamente sostituito lo sforzo umano e il
lavoro manuale.
Nel 2016, ad esempio, è diventato molto famoso un piccolo
villaggio della provincia costiera di Jijel, nell'Algeria
orientale, chiamato Beni Farah, i cui abitanti hanno organizzato
una grande Twiza per costruire un ponte sulla valle che li
separa dal resto del mondo, in un'operazione volontaria al 100%
che è stata ripresa persino dai canali di informazione arabi e
ha riscosso un successo senza precedenti sui social.
Tuttavia, nonostante la diffusione delle macchine e il
declino del ruolo della Twiza, le piattaforme dei social hanno
contribuito a mantenere viva questa tradizione nei villaggi
algerini.
Associazioni, anziani dei villaggi e attivisti pubblicano
spesso inviti a organizzare lavoro volontario gratuito,
soprattutto su Facebook, per ripulire cimiteri e quartieri,
scavare pozzi o effettuare il raccolto di qualcuno.
Per Abdelhafid Laassel, attivista di società civile nella
regione di El-Ancer, a Jijel, una provincia sulla costa
orientale dell'Algeria, la Twiza, conosciuta in altre regioni
come Laarafa, è un fenomeno sociale antico, vecchio come la
storia.
L'attivista ha evidenziato che questo atto di volontariato
esprime coesione, cooperazione e sforzi concertati per far sì
che le persone si aiutino a vicenda, sia in progetti di
interesse pubblico come strade e fontane, sia nella costruzione
di case o nella raccolta di olive, orzo, grano e altre colture
per una delle famiglie del villaggio.
In passato, spiega Laassel ad ANSAmed, poche persone si
astenevano dalla Twiza, e ogni ritardatario o assente veniva
multato, e alcuni villaggi isolavano e boicottavano anche chi si
rifiutava di fare il volontario. "Oggi, purtroppo, sono molti
quelli che non partecipano, per svariati motivi", ha aggiunto e
ce ne si fa una ragione.
L'attivista ha citato una recente iniziativa nel villaggio di
Tailmem, nella provincia di Jijel, che ha comportato la
costruzione di una strada lunga circa un chilometro e mezzo
utilizzando il cemento armato. "Questa strada ha sottratto il
villaggio all'isolamento e ha facilitato la circolazione di
veicoli e persone, e abbiamo anche costruito un serbatoio
d'acqua con l'aiuto della popolazione locale", ha aggiunto.
"L'obiettivo di queste buone abitudini è rendere le cose più
facili per la gente, fare ciò che non è stato fatto dalle
Autorità e contribuire a risolvere i problemi e a porre fine
alle sofferenze della popolazione locale", ha sottolineato.
Laassel ha concluso sottolineando che oggi si nota il declino
di questa tradizione benefica, anche se alcune regioni
mantengono ancora la Twiza e il volontariato, come i villaggi di
Tailemam, Ouled Chelli e Beni Oudjehane. (ANSAmed).
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Twiza in Algeria, il volontariato resiste alla tecnologia
Un'antica tradizione mantenuta viva anche grazie ai social