(V. 'Operazione antimafia tra Basilicata e .
In 43 (compresi indagati a piede libero) rispondono di
associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi e
volta ad assumere e mantenere il controllo di attività
economiche finanziate, in tutto o in parte, con i proventi
dell'attività illecita. Secondo l'accusa, avrebbero fatto parte
di una "confederazione mafiosa costituitasi sulla costa
ionico-lucana (in particolare nell'area territoriale antistante
lo specchio di mare compreso tra Metaponto e Nova Siri) allo
scopo di esercitare la propria egemonia criminale".
Il sodalizio, che si avvaleva della forza di intimidazione
del vincolo associativo imponendo "assoggettamento ed omertà"
risultava composto da due nuclei familiari e i relativi adepti:
il primo con a capo Andrea Scarci, 70enne di Taranto, già
condannato con sentenza passata in giudicato il 6 novembre 2004
per associazione mafiosa, il secondo con a capo Salvatore
Scarcia (condannato con sentenza definitiva del 5 giugno 2001
per associazione mafiosa), 57enne di Taranto, e Daniele Scarcia,
51enne di Policoro, che a sua volta aveva una propria
articolazione criminale nel comune di Stigliano. Associazione
che operava in modo "sinergico e unitario" - sostiene l'accusa -
sul litorale ionico lucano per commettere reati di estorsione,
illecita concorrenza, detenzione e porto di armi ed esplosivi,
la gestione del traffico di stupefacenti, la gestione e il
controllo delle attività balneari, di pesca professionale e di
ristorazione anche con azioni violente e minacciose. (ANSA).
Mafia e racket, 21 fermi tra Basilicata e Puglia
Nel mirino attività balneari, pescatori e ristoratori