Aveva fatto sapere che si sarebbe presentata spontaneamente in serata, arrivando in aereo prima a Roma e poi a Reggio Calabria per mettersi a disposizione dei magistrati. Ma la polizia francese, insieme alla Dia, ha anticipato i tempi, forse sospettando una tattica dilatoria, e l'ha attesa all'aeroporto di Nizza. Così è stata arrestata Chiara Rizzo, moglie dell'ex deputato Amedeo Matacena, latitante, attualmente a Dubai, libero ma senza passaporto, dove si è rifugiato per sfuggire alla condanna a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. E proprio da Dubai rientrava Chiara Rizzo. In abbigliamento sportivo, è rimasta sorpresa quando è scesa dalla scaletta ed ha visto gli agenti che le si facevano incontro per notificarle il mandato di arresto europeo del gip di Reggio nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere anche l'ex ministro Claudio Scajola.
La donna è accusata di essere stata al centro di una serie di manovre economiche che per l'accusa avevano il solo scopo di occultare le reali disponibilità economiche di Matacena e della sua famiglia, celando la titolarità delle società dietro nomi di comodo e con società di diritto estero. Una strategia che avrebbe previsto anche l'"apparente" separazione dei coniugi. Una circostanza emersa da una telefonata intercettata nel corso della quale la donna dice ad un'amica che le fa i complimenti per la scelta che "non si tratta di una separazione". E dopo, parlando con un altro arrestato, dice: "tu lo sai per quali motivi ... ma poi non hanno capito della gravità se questa cosa si sa in giro!?'". Matacena, da Dubai, si è detto "devastato" dalla notizia dell'arresto della moglie, sottolineando, però, che, in realtà, "non si tratta di un arresto. È voluta tornare spontaneamente in Italia".
E in un'intervista al TG1, in serata, Matacena ha rivelato di avere "pensato per la prima volta, tra ieri e oggi, di farla finita. Poi ho sentito mio figlio ed ho capito che non si può fare". Inserita nel 2010 in un book fotografico sulle più belle donne del Principato di Monaco, dove risiede, la Rizzo era anche colei che teneva i contatti con Scajola che, a giudizio del gip, era completamente "asservito" a lei. Ed erano loro che parlavano, con un linguaggio criptico che gli investigatori pensano di avere disvelato, di Beirut e di come trasferirvi Matacena.
L'aiuto di Scajola, però, per i pm della Dda, non nasceva solo da rapporti di amicizia. L'ex ministro, infatti, è indagato in stato di libertà, insieme agli altri arrestati e con Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell'ex senatore del Pdl, di concorso esterno in associazione mafiosa. Accusa che nasce dal convincimento dei pm che tutti abbiano preso parte "ad un'associazione segreta collegata alla 'ndrangheta" che ha fornito un "qualificato contributo" al sistema criminale della 'ndrangheta, diventando "terminale di un complesso sistema criminale". Non è escluso che anche questi argomenti, ipotizzati in un decreto di perquisizione ma non contestati nell'ordinanza di custodia cautelare, possano essere oggetto dei prossimi interrogatori della Rizzo. Che prima, però, dovrà essere estradata in Italia. Una procedura che richiederà alcuni giorni. Domani è in programma l'udienza di convalida davanti al giudice francese. Una scelta, quella dell'arresto a Nizza, criticata da uno dei legali della donna, l'avv. Bonaventura Candido, che ha voluto sottolineare che "a fronte di un biglietto pagato dalla signora, adesso il trasferimento sarà a carico dello Stato ed inoltre si allungheranno i tempi". Ma, forse, i magistrati non hanno fretta.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it