(ANSA) - CATANZARO, 14 GEN - Ucciso per una relazione
extraconiugale con la compagna di un altro componente del clan
ma, soprattutto, per essersi allontanato dal sodalizio
appoggiando il gruppo rivale. Sono i motivi che portato
all'agguato compiuto la sera del 18 marzo 2004, a Pizzo, ai
danni di Domenico Belsito, che poi morì per le ferite riportate
il primo aprile successivo.
I dettagli sono stati riferiti dal procuratore aggiunto della
Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla, dal colonnello Bruno
Capece, comandante provinciale dei carabinieri di Vibo e dai
vertici del Nucleo investigativo, i capitani Alessandro Papuri e
Alessandro Bui.
Il delitto, per l'accusa, rappresentava la conclusione di uno
scambio di favori tra la cosca Bonavota, alla quale apparteneva
la vittima prima di svincolarsi, e il clan emergente guidato da
Andrea Mantella che aveva chiesto la gambizzazione, poi avvenuta
la sera dell'8 marzo precedente, di Antonio Franzé. Questi due
fatti di sangue hanno sancito la nascita della collaborazione
tra i due sodalizi. Andrea Mantella - indagato in quanto
mandante del tentato omicidio di Franzè - ha dato un input
decisivo alle indagini con le sue rivelazioni riscontrate dagli
investigatori. Belsito, che aveva 34 anni, al momento
dell'agguato si trovava in auto con i due figli piccoli quando
fu invitato a fermarsi. I familiari di Belsito, dopo la sua
morte, fecero anche causa ai medici dell'ospedale perché non lo
avrebbero curato adeguatamente ma la vicenda venne archiviata.
Dei due figli della vittima, uno, Luca, è imputato in
"Rinascita-Scott", l'altro, Daniele, è stato arrestato a
novembre per una rapina ad un portavalori. (ANSA).
'Ndrangheta: ucciso perché passato a clan rivale, 7 arresti
Ucciso nel 2004.Tra moventi anche relazione con moglie affiliato
