(ANSA) - LAMEZIA TERME, 19 LUG - Da oggi ad accogliere chi entra nel Palazzo di Giustizia di Lamezia Terme ci sarà uno striscione che ricorda Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A srotolarlo i ragazzi che hanno partecipato all'estate della parrocchia di San Giuseppe Artigiano presenti all'iniziativa voluta dai magistrati insieme al parroco don Fabio Stanizzo ed al viceparroco don Francesco Benvenuto.
Per il procuratore Salvatore Curcio, "tanti, troppi, sono stati i magistrati assassinati. Tra questi il giudice Francesco Ferlaino ed il giudice Antonino Scopelliti" con questo correggendo una "informazione farlocca che qualcuno ha dato durante una manifestazione a Lamezia dicendo che la Calabria non ha avuto magistrati uccisi e facendo passare il messaggio che qui c'è una magistratura di secondo ordine. Non è vero. I caduti nell'adempimento del dovere non hanno bandiere ed etichette e non possono essere catalogati anche secondo la latitudine". Per il procuratore, inoltre, "non c'è giustizia senza verità e la verità è una sola. Sono morti per noi, per i giusti e gli ingiusti ed anche per i loro carnefici. Bisogna onorarli facendo ogni giorno il nostro dovere. A voi ragazzi dico che la vostra presenza rappresenta la giusta motivazione per tutti noi, qualunque cosa accada".
Il vescovo, mons. Serafino Parisi, partendo dal brano del Vangelo riguardante il "porgere l'altra guancia", ha sottolineato che dietro vi è un atteggiamento "positivo. Chi è malvagio ha bisogno di una lezione alternativa perché rispondere con la violenza significherebbe diventare come lui. Nell'offerta della guancia vi è uno stile diverso. Siamo qui a ricordare Falcone e Borsellino, il loro esempio, non quello del malvagio.
Su questo dobbiamo impegnarci come Chiesa lametina sentendoci corresponsabili".
Da qui la sollecitazione a "rifertilizzare il territorio come fa il contadino che, dopo aver lavorato la terra, utilizza terra buona che è capace di rendere fertile anche il deserto". Non meno importante, poi, l'umanizzazione nei gesti che compiamo: "Siamo chiamati - ha aggiunto mons. Parisi - a riumanizzare la storia, i rapporti, le relazioni". Ed in questo contesto la parrocchia può svolgere un ruolo importante facendo comprendere che "c'è una logica che va al di là del profitto" ponendo al centro delle relazioni l'amore. "Al di là della morte che è il punto più alto - ha concluso monsignor Parisi - Falcone e Borsellino hanno messo semplicemente umanità nella loro professione, nella loro azione
e la giustizia divina altro non è che la umanizzazione della giustizia". Presente all'incontro anche il sindaco Paolo Mascaro che ha evidenziato che "oggi qui c'è il presente ed il futuro che parte dal ricordo del passato". Quindi, nel ringraziare don Fabio "per quello che fate come parrocchia con i ragazzi" si è rivolto a questi ultimi dicendo che "in questo Palazzo bisognerebbe entrare il meno possibile. Oggi è giusto ricordare chi ha dato la vita per ideali altissimi sapendo di rischiare la vita", ma è "altrettanto giusto ricordare anche i due netturbini uccisi che dopo oltre trenta anni chiedono ancora giustizia". A portare i saluti dell'ordine degli avvocati, è stata il presidente Dina Marasco, che, nel ricordare i tragici momenti di trenta anni fa, ha detto che "la mafia è altro da noi. La incontriamo ogni giorno - ha aggiunto - ed è lì che ognuno di noi deve scegliere da che parte stare". Infine, ha rivolto un
pensiero agli avvocati Francesco Pagliuso e Torquato Ciriaco, anch'essi vittime della criminalità. Presente, tra gli altri, il presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme, Giancarlo Nicotera ed il giudice Alessia Iavazzo.