(ANSA) - ROMA, 19 AGO - Ucraina di 40 anni, divorziata e con
un figlio di 15 anni con problemi di salute, da rifugiata a
bracciante vessata. Ana, il nome è di fantasia, da quando è
arrivata in Italia ha raccolto fave, mandarini, fragole e pesche
nelle serre e nei campi in Calabria e Basilicata.
"Mio fratello e sua moglie - racconta - sono braccianti
agricoli, e io ho deciso di andare a cercare lavoro con loro".
Con altre donne ucraine nell'aprile del 2022 ha fatto la
raccolta delle fave. Tutte le donne lavoravano in nero. "Le fave
- spiega - fanno diventare le mani tutte rosse, bruciano, ma non
ci davano i guanti, dovevamo mantenere le mani sensibili e non
ammaccare le fave. Senza sapere ancora la lingua italiana,
dovevamo stare zitte, piegate e senza poterci dar un aiuto tra
noi donne, non c'erano i bagni. Dalle 7 di mattina alle 5 di
pomeriggio".
In Basilicata a Policoro Ana ha raccolto albicocche e pesche,
poi a gennaio le fragole nelle serre. "Solo che per spostarci
verso la Basilicata e fare avanti e indietro ogni giorno ci
siamo affidati a un ragazzo romeno che ci portava con un
furgoncino, praticamente siamo finiti sotto caporalato. Gli
davamo 8 euro a testa, li prendeva dalla nostra paga. Non c'è
alternativa, non ci sono bus o altri mezzi pubblici o
dell'azienda agricola per andare nei campi" sottolinea Ana.
(ANSA).
Ana, fugge dal Donbass e si ritrova vittima del caporalato
Tante rifugiate ucraine nella sua stessa condizione