Calabria

Mons. Savino, con omicidio Cocò ho sentito coscienza violentata

Ricordo bimbo di 3 anni ucciso e bruciato con nonno e compagna

Redazione Ansa

(ANSA) - CASSANO ALLO IONIO, 17 GEN - "Dalla morte di Cocò penso che è morta la ragione, è morta l'umanità perché uccidere un bambino significa non aver pietà di niente, di nessuno. Penso che la morte di Cocò sia un punto di non ritorno, un punto dove abbiamo toccato veramente il fondo, dove veramente mi sono sentito la coscienza graffiata, direi violentata". A sostenerlo è monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio e vice presidente della Cei, in occasione del decimo anniversario dell'uccisione di Nicolas "Cocò" Campilongo, ucciso a soli tre anni a colpi di pistola e poi bruciato. Il corpo carbonizzato del piccolo Cocò fu ritrovato il 18 gennaio 2014 in contrada "Fiego", nel territorio del comune di Cassano, all'interno di una Fiat Punto insieme ai corpi del nonno, Giuseppe Iannicelli, e della sua compagna marocchina, Ibtissan Touss.
    Papa Francesco, nell'Angelus della domenica successiva, ricordò il piccolo Cocò e il 21 giugno 2014, nel corso della sua visita nella spianata di Sibari, scomunicò i mafiosi. Ma dopo 10 anni, secondo monsignor Savino, ci sono interrogativi che bisogna porsi. "A che punto - si chiede e chiede - siamo oggi contro il potere mafioso? E' nata una coscienza di popolo? Si sono attivati i processi di cambiamento concreti, collettivi, comunitari? Abbiamo avuto quella capacità di metterci insieme per essere quel Popolo, che a me piace chiamare delle Beatitudini, Beati i miti, beati i custodi di Pace, Beati i non violenti e insieme stiamo creando condizioni di una vita più dignitosa, più bella? E poi, che ruolo hanno ancora i poteri malavitosi qui, con tutte le alleanze e complicità, nel nostro territorio? Basta con i poteri mafiosi. Basta con le mafie, dobbiamo essere un popolo libero. Dobbiamo essere soggetti, persone che nella libertà sono capaci di costruire una società basata sulla civiltà e sulla democrazia più matura e responsabile".
    "Siamo chiamati tutti a essere cittadini più responsabili perché - conclude mons. Savino - insieme possiamo senz'altro farcela senza cedere mai, con rassegnazione e fatalismo, ai poteri mafiosi che non si mettono al servizio del territorio, ma si servono del territorio per affermare soltanto se stessi e il loro potere economico e mafioso". (ANSA).
   

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