(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 02 APR - "Sono uscita dall'ufficio
alle 9.00 perché dovevo portare dei documenti all'avvocato.
Arrivata più o meno qui sotto, dove c'è la colonnina elettrica
per ricaricare le macchine, una signora giovane con in braccio
un bambino dagli occhi azzurri mi ha chiesto cortesemente se
potessi aiutarla a mettere il bambino sul sedile dell'auto. È
una cosa normale per me aiutare le persone. Ho preso il bambino
e sono entrata in macchina dalla parte posteriore e la signora è
entrata dall'altra parte. Siamo entrate tutte e due in macchina
perché questo bambino era veramente movimentato e poi non mi
ricordo niente. Questo è quello che è successo quel giorno".
Così la responsabile del Centro antiviolenza "Margherita"
Tiziana Iaria ha raccontato i dettagli del suo rapimento, sul
quale sta indagando la Squadra mobile di Reggio Calabria. La
donna ha raccontato ai giornalisti quanto accaduto nella sede
del Centro e della società "Azienda Italia" insieme all'avvocata
Denise Serena Albano.
Sul sequestro lampo, avvenuto lo scorso 21 marzo, Iaria ha
raccontato di aver sentito un odore di ammoniaca quando si è
avvicinata al bambino: "Nella macchina l'odore era molto più
forte. La donna era giovane, magra e aveva dei capelli neri, non
lunghi". Al rapimento avrebbero partecipato anche due uomini che
l'hanno chiusa in una stanza senza finestre per poi liberarla il
giorno seguente, accompagnandola a bordo di un pullmino fino a
sotto casa.
"La mattina - è la ricostruzione della donna - mi hanno fatto
uscire con i miei piedi, non mi hanno legata, non mi hanno
imbavagliata, non mi hanno fatto del male e non hanno parlato
con me". Stando al racconto, le uniche parole che i rapitori le
hanno rivolto sarebbero state: "Sali, scendi, stai zitta e
abbassa la testa. La voce che dava gli ordini - ha detto Iaria -
era quella di un uomo. Erano due uomini. Io non li ho mai visti
perché erano messi sempre di spalle. L'unico che ho intravisto,
so che aveva una barba, una barba molto sottile. Ribellarmi? Non
sono pazza di mettermi a gridare. Perché, se non mi hanno
legata, non mi hanno fatto niente, mi metto a gridare?".
Tutte domande che le hanno rivolto gli investigatori che
stanno cercando di fare luce sui fatti: "Mi hanno interrogato
per 7 lunghe ore. Mi hanno fatto 50mila domande e mi hanno detto
di non dire niente. Ho chiesto il perché di tutte queste
domande. Mi hanno risposto che anche se a me sembrano cose
stupide, hanno una valenza".
La conferenza stampa è stata organizzata anche per rispondere
alle polemiche di questi giorni in merito alla qualifica di
psicologa di Tiziana Iaria. "La dottoressa Iaria è in possesso
di una laurea, - ha spiegato l'avvocata Albano - non esercita la
professione di psicologa e per questo non è iscritta ad un
albo". (ANSA).
Sospetto rapimento lampo, il racconto della vittima
'C'erano una donna e due uomini'. Indaga la Polizia