(ANSA) - CATANZARO, 29 GIU - E' la Calabria con il 19,6 per
cento di lavoratori in nero in rapporto al totale degli occupati
e a fronte del dato medio nazionale che è dell'11,3%, la regione
dove si registra i Italia la presenza più alta di occupazione
irregolare (117.400 unità) nel sud.
L'analisi indica in circa 68 miliardi di euro il volume
d'affari annuo riconducibile al lavoro irregolare nel Paese, di
cui 23,7 miliardi nel Mezzogiorno, 17,3 nel Nordovest, 14,5 nel
Centro e 12,4 nel Nordest. In Calabria si parla di 2,5 miliardi
di euro.
Se misuriamo l'incidenza percentuale di questo ammontare sul
valore aggiunto totale regionale, la quota più elevata, pari
all'8,3 per cento, interessa ancora la Calabria, seguita dalla
Campania con il 6,9 per cento e dalla Sicilia con il 6,6 per
cento. La media nazionale è del 4,2 per cento.
Il fenomeno tuttavia, riporta l'analisi della Cgia, è
esteso anche al Centronord ed ha una presenza record soprattutto
nel settore dei servizi alle persone (colf, badanti). Il tasso
di irregolarità di questo settore raggiunge il 42,6% Al secondo
posto si collocano i lavori in agricoltura (16,8%), al terzo le
costruzioni con il 13,3%.
L'analisi si sofferma anche sul fenomeno dello sfruttamento
e del caporalato che interessa le categorie sociali più fragili
come le persone in condizione di estrema povertà, gli immigrati
e le donne. Tra le realtà a maggiore incidenza del fenomeno si
cita la Piana di Gioia Tauro assieme all'Agro Pontino, al
Nocerino-Sarnese, a Villa Literno e alla Capitanata di Foggia.
(ANSA).
Lavoro nero e caporalato,in Calabria tasso record irregolari
Analisi Cgia, con il 19,6% regione precede Campania e Sicilia