(ANSA) - NAPOLI, 27 GIU - "Mi emoziona tantissimo vedere quel
dipinto, è un sogno ad occhi aperti. Ha una forma circolare, mi
viene d'istinto chiamare quel piatto 'pizza'".
"L'antenata della nostra pizza, così come appare nel dipinto
pompeiano - aggiunge Errico Porzio, titolare dell'omonima
pizzeria sul Lungomare - era evidentemente una pietanza già
tenuta in alta considerazione, dal momento che era posizionata
in un piatto d'argento, accompagnata dalla frutta. La nostra è
soltanto un'evoluzione di un piatto che risale a duemila anni fa
e che ha radici molto profonde".
Per Enzo Coccia, della pizzeria 'La notizia', "è improprio
chiamarla pizza, è piuttosto una focaccia, che in latino
significa cotta al fuoco o sotto cenere. Duemila anni fa avevamo
la 'picea', la 'pitta' e la 'focacius', qualcosa di rotondo,
cotto in un forno a legna, ma non possiamo chiamarla pizza. Quel
termine risale al 900, quando in una chiesa di Gaeta una persona
aveva preso in fitto un mulino e doveva dare al proprietario 12
pizzas".
"Certamente non poteva essere 'a metro' - esclama Raimondo
Cinque, capo pizzaiolo di Gigino Università della pizza di Vico
Equense - tante volte nella mia vita, pensando alla nostra pizza
a metro, che di per sé rappresenta un particolare tipo di
impasto, forma e condimento, ho immaginato di andare indietro
nel tempo e camminare nell'antica Pompei raccontata da Plinio il
Vecchio, per tentare di raggiungere l'origine della pizza e
capire quale fosse la sua forma primordiale. E questa immagine
rinvenuta oggi mi sorprende non già per la presenza di una pizza
ma perché i suoi tratti vanno ben oltre la già nota placenta di
venti secoli fa". (ANSA).
I pizzaioli di Napoli, che emozione per Pompei
Sorbillo: "L'affresco dimostra quanto la pizza sia radicata qui"