Campania

Paolo Ruffini, il cinema non può essere politicamente corretto

L'attore a Giffoni, qui torna la fiducia nel genere umano

Redazione Ansa

(ANSA) - GIFFONI (SALERNO), 23 LUG - "Amo la dilatazione orizzontale dell'immagine perché consente di ammirarla perdendosi dentro. Oggi, complice alcune specifiche piattaforme social, ci stiamo abituando al taglio verticale che sottrae contenuti allo sguardo. Ma noi, tutti noi, giovani e adulti, dobbiamo continuare non solo a guardare ma anche a pensare e a sognare orizzontale". Paolo Ruffini dialoga con i giurati di Giffoni e si scaglia contro il politically correct. "Il cinema è arte e l'arte non è politicamente corretta. Se fosse così - afferma - oggi non potremmo ammirare e studiare i capolavori di Pasolini, pellicole come Ultimo tango a Parigi e nemmeno i film di Fantozzi. Siamo alla follia. L'arte è libertà".
    L'attore poi parla di sé. "Mi muove semplicemente la curiosità. Sviluppo i temi senza fare il figo sul piano autoriale e senza mettere il coperchio sulla emotività. Mi piace fare ridere e piangere il pubblico. Lo ritengo un dovere".
    Secondo il poliedrico artista il cinema, per dirla con Truffaut, è "una notizia che non finisce mai". Come il teatro, d'altronde: "Non so se tra cento anni ci sarà ancora Tik Tok. So per certo che ci sarà il teatro, autentico metaverso della realtà".
    Dalla vita reale a quella sul set: "Il narcisismo può creare conflitti tra produttore e regista come tra quest'ultimo e gli attori" annota. "Bisogna avere la capacità di fare un passo laterale. È come in una storia d'amore: l'eccessiva proiezione egoica rischia di rovinarla".
    Infine la dichiarazione di amore al festival: "Giffoni è gentilezza, sorrisi, abbracci. A chi soffre di ansia e di infelicità posso solo consigliare di venirci: in questo posto ti senti bene e ti torna la fiducia nel genere umano". (ANSA).
   

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