(ANSA) - NAPOLI, 03 AGO - A conclusione della pioggia dei
lapilli, o quando questa sembrò indebolirsi, un gruppo di
abitanti dell'antica Stabia, la città vicino a Pompei, coinvolta
nell'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, per ragioni
sconosciute tornò sul luogo o emerse da nascondigli di fortuna,
ma fu sorpreso dall'ultimo 'parossismo' eruttivo. Correnti
piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo
della colonna eruttiva sommersero tutto.
La più recente campagna, avviata a marzo 2023 e tuttora in
corso, sta mettendo in luce nuovi reperti. È già emersa la parte
terminale del portico superiore, parzialmente scavato e oggetto
di ulteriore indagine di questo cantiere, con pitture ancora in
situ e ampi stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal
soffitto.
"Questa campagna di scavi nell'antica Stabia propone scoperte
di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre
attività messe in campo dal ministero della Cultura in questi
mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l'area. Il
contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è
tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare",
dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
"Grazie alla collaborazione con le università e alla
professionalità del team del Parco - commenta il direttore,
Gabriel Zuchtriegel - Stabia si conferma come un centro per la
ricerca archeologica di risonanza internazionale. Questo è
un'ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi
progetti di valorizzazione: ampliamento del Museo Libero d'Orsi
e creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana,
valorizzazione delle ville San Marco e Arianna con la creazione
di servizi di accoglienza e didattica, studio e messa in
sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura
fruizione". (ANSA).
Travolti da colpo di coda dell'eruzione, così morirono a Stabia
Aspetti inediti da una nuova campagna di scavo a Villa S. Marco