(ANSA) - CAIVANO (NAPOLI), 26 SET - Al Parco Verde di Caivano dopo il blitz notturno che ha portato in carcere i nove ragazzini del branco la gente si dice "stupita". Ma quello che si percepisce, in realtà, è insofferenza. I residenti del rione sorto dopo il terremoto del 1980 e destinato ad ospitare gli sfollati di Napoli attaccano: "Solo due degli indagati abitano qui, gli altri sono di Caivano", a marcare una distanza che va ben oltre a quella geografica. E nei confronti dei media, che oggi si sono precipitati, c'è un nervosismo nemmeno troppo velato: "E' quasi un assedio. Questa realtà ormai fa titolo e giornali e tv non si schiodano da qui. Altrove accade di peggio e viene quasi ignorato". Il caso ha voluto che nel giorno degli arresti la Polizia di Stato, come annunciato nei giorni scorsi, abbia allestito lungo i viali del Parco un "villaggio della legalità", con il prefetto di Napoli Claudio Palomba, il questore Maurizio Agricola, il commissario per Caivano Fabio Ciciliano e gli stand delle varie specialità della polizia affollati da un migliaio di studenti delle scuole della zona. Praticamente deserte, invece, le altre strade del rione. Don Maurizio Patriciello, il prete anti clan, parla di "ferite indelebili", riferendosi certo a quanto accaduto di recente al Parco Verde, ma anche in passato. E stigmatizza che qui, in un mese, ovvero da quando lui stesso ha lanciato un appello al premier Meloni, "si sono viste cose che prima non avevamo mai visto". Rafforzati gli organici delle forze dell'ordine e dei docenti, si sta già lavorando alla ristrutturazione dell'ex centro sportivo Delphinia, uno dei luoghi degradati teatro delle violenze. Gli uomini del Genio dell'Esercito stanno lavorando per consentire ai mezzi di entrare e agli specialisti di avviare la bonifica. Nel frattempo si procederà, come ha garantito il prefetto, al censimento delle abitazioni per individuare chi le occupa abusivamente. Due dei ragazzi coinvolti nell'inchiesta vivono nel rione, gli altri a qualche chilometro di distanza ma la gente del posto non vuole che siano indicati tutti come residenti del Parco Verde: "È facile appiccicarci addosso un'etichetta". "Alcuni li conosciamo - dice un uomo di mezza età, che però non vuole rivelare il suo nome - bravi ragazzi che di sera si fermavano a chiacchierare con noi. Non possiamo credere che abbiano fatto quelle cose". Ma parlano anche i familiari delle due vittime attraverso i loro avvocati. "I genitori dei miei assistiti hanno pianto perché finalmente nella loro sofferenza silenziosa hanno incominciato a vedere i primi barlumi di speranza", ha detto l'avvocato di una delle famiglie, mentre quello dell'altra ha chiesto che i genitori vengano "ricongiunti al più presto alla bambina in un ambiente sano lontano da Caivano" e che le forze di polizia facciano ogni sforzo per "prevenire altri crimini". Intanto non si ferma il mondo del volontariato. L'associazione "Un'Infanzia da Vivere", presieduta da Bruno Mazza, proprio oggi al parco Ohama (uno degli agglomerati del rione) ha installato delle giostrine per bambini avute in dono. "Qui una giostra non c'è mai stata negli ultimi 40 anni", dice Mazza. Ed anche questo è un segno di cambiamento.
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