Campania

'Giacomo', intervento d'arte drammatica in ambito politico

Al Teatro Nuovo spettacolo su Matteotti di E.Cotugno e G. Borgia

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 28 FEB - È il discorso politico, quello vero, incisivo, che si fa destino nella vita degli uomini e storia in quella dei popoli in scena, sabato 2 marzo alle 19 (in replica domenica 3), nel Teatro Nuovo di Napoli, nello spettacolo 'Giacomo' di Elena Cotugno e Giampiero Borgia, rispettivamente anche interprete e regista dell'allestimento.
    Presentato da Teatro dei Borgia e Artisti Associati Gorizia, Giacomo vuole porre in risalto il discorso politico di Matteotti, "mettendo a confronto due dei suoi interventi in Parlamento: quello del 31 gennaio 1921, in cui denuncia le connivenze tra le forze politiche borghesi e le squadracce fasciste, e quello del 30 maggio 1924, l'ultima seduta a cui Matteotti partecipò prima di essere assassinato, in cui contesta i risultati delle elezioni dell'aprile di quell'anno2 come rileva una nota.
    Questa tragedia, politica e antispettacolare di Teatro dei Borgia, consiste, si afferma, "nella riproposizione delle parole di Matteotti nella loro nuda e terrificante verità". I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia, ma anche il ruolo del teatro nella società, in un modo in cui gli ideali diventano opera d'arte. Teatro dei Borgia "continua il suo percorso di ricerca sulla relazione tra teatro e reale e tra teatro e politica: con questo lavoro vuole portare la parola politica e i temi della democrazia sul palco, usando i verbali d'assemblea quali elementi del reale e sintagmi del proprio discorso poetico".
    Elena Cotugno e Gianpiero Borgia sviluppano un lavoro sul ruolo lontano dalla tradizione italiana della maschera, sia parodistica sia documentaristica. Qui si confrontano col documento storico, col discorso politico e non con il dramma di finzione. Il tentativo che l'attrice compie in scena è quello di "autoindursi uno stato alternativo di coscienza, attraversando il discorso matteottiano con il lavoro sui punti energetici del corpo e sulla proiezione di vettori fonetici". (ANSA).
   

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