Campania

Campi Flegrei, nella caldera strutture sismiche diverse

Studio teorico, senza implicazioni sulle misure di sicurezza

Campi Flegrei: in caso di eruzione, c'è piano di fuga in 72 ore

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 18 GIU - Ci sono strutture sismiche di tipo diverso all'interno della caldera dei Campi Flegrei. Le ha identificate la ricerca italiana pubblicata sulla rivista sulla rivista Communications Earth & Environment e condotta dall'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con l'Università della Campania Luigi Vanvitelli. Gli stessi autori dello studio rilevano che il loro risultato "ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile", né su "misure che riguardano la sicurezza della popolazione". Si tratta, osservano, di "un contributo potenzialmente utile in futuro per affinare gli strumenti di previsione e prevenzione di Protezione civile.
    Le strutture sismiche sono state identificate grazie all'analisi della distribuzione nello spazio delle magnitudo dei terremoti e questo risultato permetterà di comprendere meglio in che modo le strutture della crosta terrestre possano influenzare il numero dei terremoti e le loro magnitudo.
    "L'obiettivo della ricerca è stato comprendere come le caratteristiche della crosta, lo stress a cui è sottoposta e la sua temperatura influenzino la relazione tra il numero totale dei terremoti e le loro magnitudo", osserva Anna Tramelli, dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv e prima autrice dello studio. "I Campi Flegrei, nota caldera collassata a Ovest della città di Napoli, presentano una parte centrale che continua a sollevarsi e abbassarsi lentamente nel fenomeno detto 'bradisismo'. Questo movimento del suolo è accompagnato da terremoti che causano preoccupazione", aggiunge la ricercatrice.
    "Il metodo sviluppato prevede una suddivisione automatica del catalogo sismico, consentendo una stima accurata delle variazioni spaziali della relazione tra le magnitudo dei terremoti", dice Cataldo Godano, dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli.
    Nella ricerca sono stati analizzati 7.670 terremoti avvenuti in 18 anni, da gennaio 2005 a ottobre 2023, e in questo modo "è stato possibile evidenziare che al di sotto delle aree Solfatara e Pisciarelli, fino a una profondità di circa 2 km, l'elevata fratturazione delle rocce e la presenza di fluidi idrotermali favoriscono il verificarsi di terremoti di bassa magnitudo (fino a Md=3) rispetto a quelli di magnitudo più elevata (fino a Md= 4.4)", rileva il coautore della ricerca Vincenzo Convertito, dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv. "Al di sotto dei 2 km, invece, per le aree circostanti il rapporto tra le magnitudo dei terremoti è coerente con quanto osservato a scala globale".
    I ricercatori sono al lavoro per applicare lo stesso metodo di indagine in altre aree vulcaniche. (ANSA).
   

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