(ANSA) - NAPOLI, 20 GIU - Se uno pensa al Santuario di Pompei
il pensiero va automaticamente a Bartolo Longo, l'avvocato
pugliese trapiantato a Napoli che sul finire del 1800 ideò e
condusse a termine la costruzione della grande basilica oggi
meta di milioni di visitatori e di fedeli provenienti da tutto
il mondo. Ma non tutti sanno che dietro Bartolo Longo c'era la
presenza instancabile e laboriosa di una giovane contessa, di
origini pugliesi anche lei, sposata con il campano conte
Albenzio De Fusco (proveniva da Lettere), rimasta vedova
giovanissima e con cinque figli e avviata alla pratica di
benefattrice dalla lunga comunanza con Caterina Volpicelli, la
ragazza della Napoli-bene che sarebbe diventata santa. La vita
di Marianna Farnararo De Fusco è scandita da una serie di
iniziative caritatevoli, sempre al fianco della Volpicelli e di
Bartolo Longo (i due si sposarono per mettere fine alle dicerie
che circolavano sulla loro unione spirituale) che fanno di lei
non solo la cofondatrice del Santuario, ma una 'gigante' della
storia della Chiesa in generale.
Tutte queste vicende sono riportate nel volume "Contessa
carità, Mia zia Mariannina, cofondatrice del Santuario di
Pompei", di Lino Zaccaria, che ha preso spunto, nello scriverlo,
dalla recente commemorazione dei cento anni dalla morte (a
febbraio del 1924, a Pompei). E oltre a ripercorrere la
biografia della Farnararo, Zaccaria ci mette del suo, traccia,
nel ricordo delle testimonianze orali familiari, i momenti in
cui, all'inizio del 1900, subito dopo la fine della prima guerra
mondiale, il padre ragazzino si recava in visita a Pompei alla
zia Mariannina, che era la sorella di una sua antenata e che in
famiglia, appunto, tutti chiamavano zia.
Ne vien fuori un pamphlet in cui ai ricordi di famiglia si
aggiungono ricostruzioni della vita misericordiosa di Marianna e
in cui soprattutto scaturisce la sensazione che senza di lei
(vendette le sue terre di Pompei per contribuire alla
costruzione) il santuario oggi non ci sarebbe stato. Il
volumetto che fa parte della collana "Sorsi" (Giannini Editore,
Napoli) si chiude con un interrogativo che attraversa molti e
che ha attraversato recentemente anche l'ex sindaco di Monopoli:
perché mai la Chiesa non ha pensato di rendere merito alla
contessa Farnararo, che visse circondata da santi e da beati,
(facevano parte del "cenacolo" della Volpicelli, tra gli altri,
anche padre Ludovico da Casoria e Giuseppe Moscati) che dedicò
tutta la sua vita al prossimo, ai poveri e agli emarginati e
che, oltre alle commemorazioni per il centenario della morte e
ad una biografia della scrittrice Ada Ignazzi, finora non ha
avuto altro riconoscimento?
Il libro di Lino Zaccaria sarà presentato lunedì prossimo, 24
giugno, alle 18 alla libreria Raffaello di via Kerbaker. Ne
discuteranno con l'autore il giornalista Angelo Cerulo e la
scrittrice Eleonora Belfiore. Modera Tjuna Notarbartolo. Letture
di Antonio Leccisi. (ANSA).
Santuario Pompei: 'Contessa carità',la storia della cofondatrice
In un libro di Lino Zaccaria le vicende di Mariannina De Fusco