Campania

Ucciso per parcheggio, 23 anni per 4 imputati anche in appello

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 27 GIU - La Corte di Assise di Appello di Napoli (presidente Ginevra Abbamondi) ha confermato la condanna a 23 anni per Giorgio Scaramella, Domenico Scaramella, Cirillo Francesco Cirillo e Antonio Cirillo, ritenuti responsabili dell'omicidio di Maurizio Cerrato, il custode del Parco Archeologico di Pompei ucciso con una coltellata al petto a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il 19 aprile del 2021, solo per un parcheggio. La sentenza è stata accolta dalla figlia che in lacrime ha lungamente abbracciato la madre.
    La sentenza è stata emessa nell'aula 318 dinnanzi alla moglie, Tania Sorrentino, e alla figlia, Maria Adriana Cerrato, che è stata testimone oculare dell'efferato delitto del padre, entrambe difese dall'avvocato Giovanni Verdoliva.
    Anche in primo grado ai quattro imputati erano stati inflitti 23 anni ciascuno di reclusione dalla Corte di Assise di Napoli.
    Il sostituto procuratore generale di Napoli, al termine della sua requisitoria aveva chiesto quattro ergastoli. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati De Martino, Briganti, Montuori e Iorio).
    Presente in aula anche il sindaco di Torre Annunziata, Corrado Cuccurullo, che si è costituito parte civile.
    Domenico Scaramella, l'unico presente in cella (Francesco Cirillo, invece era libero), prima di lasciare l'aula ha lanciato baci a due sue parenti presenti in fondo all'aula.
    "La Giustizia ha fatto il suo corso, ho temuto che persone del genere potessero fare ancora del male. A me, purtroppo, l'hanno già fatto. Alcuni avrebbero dovuto essere in carcere e dopo essere usciti hanno continuato a fare del male". Lo ha detto Tania Sorrentino, moglie di Cerrato, dopo la sentenza con la quale la Corte di Assise di Appello ha condannato gli assassini del marito, Maurizio Cerrato, il custode del Parco Archeologico di Pompei ucciso con una coltellata al petto a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il 19 aprile del 2021, solo per un parcheggio. "La sentenza ha confermato in pieno le loro responsabilità ma Maurizio non ci sarà restituito" ha detto il sindaco di Torre Annunziata (Napoli), Corrado Cuccurullo, costituitosi parte civile e che è voluto essere presente alla lettura del dispositivo. "Le mie sono state lacrime di gioia", ha detto invece Maria Adriana Cerrato, figlia di Maurizio e testimone della sua morte. "Eravamo preparati al peggio - ha aggiunto - il processo è stato lungo e travagliato, durante il quale sono state anche affermate circostanze false da parte della difesa. La giuria però ha analizzato nei minimi particolari gli atti che è stato anche per lei difficile".

   "Ha trovato conferma la ricostruzione dei fatti della Procura anche in Appello", ha detto invece Giovanni Verdoliva, legale della moglie e della figlia di Cerrato, "come anche la versione fornita da Maria Adriana e cioé che tutti e quattro, con modalità diverse, hanno preso parte all'omicidio del padre. La verità - ha detto ancora Verdoliva - è stata accertata primo e secondo grado e questo ci dà soddisfazione".

   "Siamo felici, è stata fatta giustizia per un'altra vittima innocente del nostro territorio", ha commentato l'avvocato Gianmario Siani attraverso il quale la Fondazione Polis si è costituita parte civile anche in questo processo. "La Fondazione - ha voluto sottolineare Siani - si costituisce in questi processi per stare accanto ai familiari delle vittime non solo con una difesa tecnica ma anche con una commissione disciplinare che assiste i parenti". "Siamo estremamente contenti - ha detto, infine, l'avvocato Antonio Marinaro, legale di Raffaella Cerrato - della decisione adottata stamattina: è stata fatta giustizia ed è stata riconosciuta la colpevolezza di tutti e quattro gli imputati".

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